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Silma
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Abruzzo


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Inserito il - 23 novembre 2009 : 10:55:29  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Inserito il - 31 ottobre 2009 : 15:15:27
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Ragazzi, sparisco per un po'. Magari ogni tanto passo a leggere ma per un poco non scriverò nulla.
Scusatemi, ma non ce la faccio. Sta diventando un incubo e in tutto questo i litigi con mia madre peggiorano le cose. Non sopporta che viva nel passato e non capisce che quando finalmente stavo guardando al futuro il terremoto ha sconvolto tutto e mi ha tolta anche la fiducia, morso dopo morso, perché tutto mi si sfarina tra le dita, la realtà sembra meno afferrabile delle mie illusioni, ogni volta che ci riprovo mi risbatte in terra come se quella libreria non finisse mai di cadere. Scusatemi, ma per un po' di tempo ho bisogno di riscoprire il modo per non sentire ogni cosa, grande o piccola che sia, come una pugnalata. Ho bisogno di ritrovare un contatto con la realtà che non sia traumatico.
Scusatemi. Per un poco preferisco non sentire nessuno, quindi perdonatemi se non risponderò al telefono.
Vi voglio bene.




umilmente vostra
Silma

<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare,
fanciulla elfica ed immortale>>
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Silma
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Abruzzo


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Inserito il - 23 novembre 2009 : 10:56:49  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Inserito il - 22 novembre 2009 : 15:42:38
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E sono tornata.
Per prima cosa, vi chiedo perdono della precedente sparizione. Ero confusa, non mi fidavo più nemmeno del mio stesso istinto. Era uno di quei momenti in cui devi guardarti allo specchio, a tu per tu e riprendere le fila della tua vita, per quel che stanno nelle tue mani. Anche riguardo a quel che non puoi far tornare indietro.
Sono tornata, sotto molti aspetti. Tanto per cominciare, sono di nuovo a casa, da ieri mattina.
Agibilità in corso d'opera, perché rimane ancora qualcosa da fare, ma siamo dentro. Casa è ormai quasi del tutt abitabile, un po' di confusione ma la sistemeremo. Continuo a sbattere agli spigoli delle porte perché non sono più abituata, ma suppongo rimedieremo anche a questo
Siamo a casa, finalmente. La prima notte è trascorsa un po' irrequieta, continuavo a svegliarmi, anche dopo aver deciso di salire nel mio letto. Guardavo la finestra, le luci ai piedi delle montagne, diverse dalla disposizione che ricordavo, ma erano ugualmente una vista familiare. Una falce di luna splendeva fra stelle che non guardavo più da troppo tempo. Mi devo riabituare ai rumori di una casa, ma gli odori, le ombre, sono quali li sognavo, come se, in realtà, non ci fossimo mai mossi da qui.
Tra uno scatolone e l'altro, recuperiamo quelle piccolezze che prima non avrei mai notato, perché erano il quotidiano: mamma in cucina che prepara il pranzo, papà che alla sera si addormenta sul divano, Francesco alla playstation, Rita al pianoforte. Riti di vita domestica come fare la spesa, annaffiare le piante, preparare il caffè, fare le pulizie, guardare il telegiornale od un film tutti insieme, hanno il sapore del riappropiarsi di uno spazio proprio, privato. Ed è come se non fossero passati quasi otto mesi, come se tutto ricominciasse.
Poi, però, ti accorgi, della stanchezza degli ultimi mesi ad alzarsu alle sei e tornare alle sette per fare due ore di lezione, della difficoltà di ricordare dove è stata messa una determinata cosa, se esiste ancora, della tensione nelle mani quando cala il buio, anche se continui a ripeterti che andrà tutto bene. Ogni tanto capita ancora fra le mani qualcosa di rotto che non si era trovato prima, la maglia s'impiglia su un angolo scheggiato della scrivania, o s'inciampa in una mattonella un po' sconnessa. Piccole cose, a dirti che c'è comunque stato il 6 d'aprile, con quelle piccole crepe non riparate sui soffitti, il disordine di non ricordare più precisamente dove stavano le cose. Buste e buste di quel che va buttato, perché se ne può fare a meno, con i mobili rotti e la prospettiva di un trasloco.
Siamo a casa. In una città dai poli spostati, le strade da rifare, una mappa mentale ancora in evoluzione, tra problemi e polemiche per cui non ho molta testa, perché preferisco adattarmi, quando vedo che di più non si può proprio ottenere, invece che continuare ad oltranza a lamentarsi. Incrociare le braccia per protesta non fa andare avanti nulla, né all'università né altrove. Le mani servono per lavorare, qui. C'è parecchio da fare ancora, dove si può farlo.
Sono tornata, cambiata perché assieme a quello della città anche il mio equilibrio si è spostato, perché ho razzionalizzato le energie escludendo fattori di stress, forse al momento chiudendo troppo l'attenzione al mondo esterno ma mi serve tempo per recuperare quel di cui non mi sono occupata in questi mesi, ritroverò il bilanciamento anche in quello.
Cambiata, anche perché la Silma è innamorata. Anche questo, un piccolo terremoto capitato all'improvviso, con qualcuno di forse troppo lontano, ma la fine di questa storia in punta di tastiera non la so ancora presagire. Presentazioni stile gli appuntamenti al buio che ti combinano le amiche, anche se ai due capi di una rete. Tempi che cambiano? Forse. Una pazzia di quelle contro cui, anche se ci ho provato, è inutile combattere E son tornata alla filosofia che avevo conquistata poco prima di quella notte: alcune cose, devi semplicemente lasciarle accadere, e seguire i loro influssi. Vedremo, chissà, per adesso so la luce che mi ha dato, so le ore (per lo più notturne) di un gioco delle parti fatto per dirsi, introversi entrambi, quel che sembra essere il vero. So che sto bene, tanto, e che l'inverno si preannuncia, in giornate ancora calde, come il grembo di un futuro che a passo a passo riprende la sua strada.
Scusate l'attesa. Sono qui di nuovo.




umilmente vostra
Silma

<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare,
fanciulla elfica ed immortale>>
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Silma
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Abruzzo


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Inserito il - 30 gennaio 2010 : 18:29:50  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Su facebook, video di chi torna a L'Aquila, a recuperare qualcosa, di chi viene a filmare testimonianze, di chi raccoglie libri fotografici per non dimenticare.
Mi chiedo se un giorno potrò guardare tutto questo senza sentirmi come se non potesse mai più esserci un dopo. Come se non fosse vera la speranza che, testardamente, rifiorisce sempre.
Sono nati bambini, dal 6 aprile. E sono morte persone. Ci sono stati matrimoni. Ci sono stati divorzi. Famiglie si sono riunite, altre separate. Qualcosa è risorto, qualcosa ha trovato l'ultima spinta verso l'oblio. Ora c'è la fatica, ora c'è lo svago.
Sembra che la vita non possa fare a meno di andare avanti uguale a sempre.
Per questo dicono che l'emergenza è passata.
Ma nei sogni, il rombo e le grida vivono ancora.
Nei sogni torna l'angoscia, il soffocamento.
Un rumore troppo forte...un suono alla televisione.
A Liegi crolla un palazzo ed io quel servizio non riesco a guardarlo. Neppure il terremoto nel film su Moscati riuscivo a guardare. I film di guerra mi fanno saltare. Persino Avatar, che non ha nulla di tutto ciò...ma gli alberi che cadono...avrei voluto poter piangere.
Dicono che si può curare, ma che qualcosa non sparirà mai.
Forse è quel che mi toglie l'amore per lo studiare, e la capacità d'inventare, quando quella mano gelida mi afferra le viscere.
Il paesaggio continua a cambiare: map costruiti, abitazioni pericolanti abbattute.
La nostra vita non è ferma e nemmeno la terra.
A volte mi sembra tutto così inutile. Poi mi dico che è un pensiero distruttivo da scacciare.
Altalena emotiva che non ha senso. E la neve, fuori, quest'anno sembra non avere canzoni.
Eppure non è così ed è un istinto insopprimibile di sopravvivenza a dirmelo. Un drago acquattato nel fondo della coscienza, che si rifiuta di farsi trasformare in pietra.
Nell'incertezza passano le ore, ma gli anni passeranno e tutto questo diventerà racconto. è nell'ordine naturale delle cose che questo avvenga. Non c'è altra spiegazione possibile. Non c'è altro che conti veramente.

umilmente vostra
Silma

<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare,
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AmonSûl
Sveltamente




Nowhere Land


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Inserito il - 30 gennaio 2010 : 20:20:15  Mostra Profilo  Invia a AmonSûl un messaggio ICQ  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di AmonSûl Invia a AmonSûl un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Da quello che racconti si capisce proprio che la vita è fatta di opposte percentuali che cercano di prevalere l'una sull'altra... man mano, come una nube radioattiva, con gli anni la percentuale di veleno che ti ha lasciato nel sangue diminuirà... finché non sarà solo quella parte dolorosissima che ti ha fatto crescere, crescere tanto.
Nel frattempo è sempre struggente leggerti...

CollevEnt [:381]
_________
"Tutto ciò che accade, tu lo scrivi", disse.
"Tutto ciò che io scrivo accade", fu la risposta. [:115]
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Silma
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Inserito il - 06 aprile 2010 : 13:13:40  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Un anno fa, splendeva il sole come adesso, il cielo era azzurro come adesso, la primavera, come adesso, era tenera e verde, con le sue prima piccole farfalle ed il canto degli uccelli in amore.
Ma quel 6 aprile di un anno fa, tutto questo sapeva di beffardo e d'innaturale, per chi aveva il cuore di stare a guardarlo, per chi riusciva a vederlo oltre il velo dello sgomento e delle lacrime.
Sono stata alla fiaccolata, bracci di cera rivolti verso quel cielo a mezzo coperto da nubi leggere, con poche stelle, un cielo nero come quella notte, quando tutto è stato spezzato. Fiamme che cercavano di vincere un buio che stava nel ricordo, che facevano respirare la loro fuliggine al posto della polvere di case e di certezze che si sono sgretolate in 27 secondi di orrore.
Il mormorio, attorno, di chi voleva esorcizzare il silenzio, quel silenzio che sarebbe stato troppo assordante.
Non sono riuscita a rimanere fino alla fine. Eravamo troppo in fondo al corteo, non siamo rientrati tra chi ha potuto accedere a piazza duomo, siamo entrati in Collemaggio, ma io me ne sono dovuta andare. Il terremoto ha voluto dire, anche, una serie di circostanze per cui la mia schiena è più debole, troppo più debole. Arrivata ai tre quarti del percorso, soffrivo ogni volta che eravamo costretti a fermarci, a stare fermi, in piedi, le fiaccole accese, aspettando di poter riprendere ad avanzare. Avevo passato tutto il giorno a fare scatoloni, per il trasloco. Mi faceva male, troppo e sono dovuta tornare a casa.
Andandomene, alle tre e trentadue, ho sentito la campana che scandiva i suoi rintocchi, dopo ch'erano stati letti 308 nomi. Quei 308 nomi.
A L'Aquila, non suonava una campana dal 6 aprile di un anno fa.
Stanotte ho sognato. Ho sognato il ritorno del volo dell'aquila, ho sognato la rinascita del mio mondo, con le sue speranze nuove.
Non sono più quella di un anno fa. Troppe cose sono cambiate. Ma io sono qui, come tanti, che vogliono che dopo un anno ci si renda conto che molto è da fare, nella città, e nell'anima, ma che la volontà è qui, non si è fermata, ha continuato a lavorare anche quando i riflettori si sono spenti, lavorava quando qui non restava che silenzio. Le voci che raccontano, voci delle tendopoli, della costa, delle "nuove case". Voci di chi non sa quando si riapproprierà di un mondo ma che vuole farlo, che lotta per farlo, per vivere e di nuovo poter lasciare a un sogno di fare il nido tra queste nostre montagne.
Splende un sole di primavera, qui.
Perché non dovremmo crederci?

umilmente vostra
Silma

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fanciulla elfica ed immortale>>
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Luthien82
Entino




Da chissà dove


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Inserito il - 06 aprile 2010 : 17:36:22  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Luthien82 Invia a Luthien82 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
http://www.youtube.com/watch?v=IztGvS3tmD8

Per non dimenticare. questo lo ha fatto un mio amico dopo la sua visita a l'Aquila.


Anche la creatura più piccola muta le sorti del mondo.
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Silma
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Abruzzo


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Inserito il - 06 aprile 2010 : 21:12:00  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Molto bello luth...

umilmente vostra
Silma

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Silma
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Inserito il - 12 ottobre 2010 : 15:40:59  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Questa volta non ho scritto di getto, ho lasciato che le sensazioni sedimentassero, trovassero la loro forma di parole, filtrate dalla notte che ha avvolto tutte le cose e riportato il silenzio nella Zona Rossa.
Ormai, è un'espressione che capite, non è vero? Il centro di L'Aquila, il suo cuore fermo, come gli orologi del Comune e dei campanili, a quella notte, a quel ruggito. Il suo dedalo medievale confinato tra le transenne, le impalcature, i puntellamenti. Il suo centro di vita, una volta chiassoso e mai addormentato, ora in stallo, cristallizzato, consegnato ai topi e alla polvere. Anche i gatti randagi sono andati via: i roditori, ben pasciuti, sono pericolosi anche per loro.
L'anteprima di Eurochocolate ha riportato per due giorni la normalità di una volta: il sabato sera affollato e rumoroso, la domenica con le famiglie, i bambini coi palloncini, in piazza, come una volta. Anche se bastava alzare lo sguardo per vedere il ragno di metallo, avvolto di teloni protettivi, che conserva quel che rimane della cupola delle Anime Sante. Anche se il Duomo è chiuso, perché dietro la facciata apparentemente intatta c'è lo squarcio di una cupola che non esiste più, di un fianco collassato, scoperto, fangoso di pioggia e di lacrime amare. Anche se i palazzi hanno finestre cieche che nessuno chiude se aperte, nessuno apre se chiuse, con le croci di sant'Andrea in legno a impedire agli stipidi di chiudersi su ste stessi, con le fasciature, i cavi d'acciaio, le gabbie in legno, le transenne, i puntelli e tutto l'apparato che ormai è troppo familiare.
Nel centro, la festa. Così tanta gente che le scorte finiscono troppo presto e bisogna aspettare da Perugia mandino dell'altro. Così tanta che riesci a vedere solo la folla e non le transenne, sembra quasi una domenica come così tante altre. Così tanta che a te dietro il bancone gira la testa, ma da quanto tempo non vedevi in piazza i nonni, i bambini, le famiglie, e i ragazzi che scherzano attorno alle fontane.
Fin quando non chiudi bottega, e torni verso casa. Una volta, mezz'ora, tre quarti a voler passeggiare, a piedi ci saresti arrivata, magari non col buio, ma all'andata si. Giù per metà del corso, sotto gli alberi della villa comunale, a sinistra lungo tutto il viale di Collemaggio, bella e intatta davanti a te, alla fine del suo viale alberato, passare rasente il suo prato (erab, verde, all'inglese, non ghiaia, non tende), costeggiare il fianco immobile della basilica, la sua porta santa, giù a costeggiare l'orto botanico, attraversa, su per le scalette, strada, altre scalette, giù lungo il quartiere, a casa. Adesso, devono venirti a prendere, alla villa, e fare mezz'ora con l'auto.
E dopo la festa, la fatica, ma anche le soddisfazioni e le scene buffe da raccontare a casa, attraversi quel pezzo di centro, buio, troppo buio, perché tengono l'illuminazione pubblica per sicurezza, e perché fino a mezzanotte (e poco manca) puoi transitare, ma le vetrine sono spente, vuote, colme al massimo dei resti di quel che, sopra, non ha resistito.
A casa, mentre la famiglia ride ancora perché servendo mia sorella le ho dato del lei, io ci ripensavo. Rivedendomi. Solitaria, le mani infilate nel tascone della felpa nera, a testa bassa per non guardare, per l'ennesima volta, i ponteggi, i puntelli, il fasciame. Ferma sotto gli stend, quasi me n'ero dimenticata, dov'ero, e perché stavo vendendo delle cazzuole di cioccolato, 3,80 e un euro va in beneficenza. Mi ero quasi dimenticata perché, protetta dalla tela bianca che rende anonimo il panorama oltre le facce dei clienti, i sorrisi dei bambini che sono bambini anche qui, quando c'è musica e le campane che suonano e il profumo dei cioccolatini nelle loro carte colorate.
Me n'ero quasi dimenticata, finché non sono stata sola con il mio passo a rimbombare sui sanpietrini. Poca gente ad entrare, gl'irriducibili, quelli che ad ogni costo vogliono andare al centro il sabato sera, la domenica sera, per andarci, per dire con la loro presenza che, loro, i loro posti li rivogliono. Per appendere una poesia, un fiore, una chiave, alle transenne insensibili, prima di tornare a quella che adesso devono dire casa.
Il capannello di militari è ormai una formalità. Giovani dai più svariati accenti, infagottati dei giubbotti mimetici, perché qui fa già freddo. Passare accanto a loro a passo spedito, non alzare gli occhi, tanto a che serve? Stanca, sono stanca del loro ammutolire, perché si accorgono che la loro vista ti è penosa. Un pugno di sale nella piaga.
Tornare a casa, lasciando loro, sentinelle dei tuoi ricordi. Chissà quanti preferirebbero essere altrove, invece che a vegliare un centro fantasma. Qualcuno ti srride, ogni tanto, incoraggiante, forse questo vorrebbe essere. E ne serve di coraggio, quando la festa è passata e torna il silenzio dell'assenza.
E ripensi alla turista che, mentre le consegnavi il suo pacchetto di cioccolatini, ti ha chiesto "Ma per visitare la zona rossa dove si va?". A come si son fatte fredde le tue mani, mentr le dicevi con voce metallica che ci stava in mezzo.
Pensi alla compagna del liceo, cui hai passato le tavolette di cioccolato con sorrisi che non arrivavano agli occhi. Era con un ragazzo, palesemente un fidanzato, che tu però non conosci. Non sai più niente di lei. Compagne di banco, lei ti chiamava aquila, tu la chiamavi piccolo passero. Ma vi siete perse nei meandri della vita dopo quella notte, a stento la riconoscevi, al di là del bancone. Chissà se balla ancora, come si chiama questo fidanzato, di cui nulla sai, chissà se che anno fa adesso a medicina.
Quasi te n'eri dimenticata, tra scatoloni, scontrini, dolci e denaro da prendere dare depositare, dov'eri, perché.
Poi te lo sei ricordata. Quando soto il ponte protettivo la felpa nera si è confus col buio. Un passaggio di qualche secondo.
Sono sempre pochi secondi, quelli che spezzano un incantesimo.

umilmente vostra
Silma

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Silma
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Inserito il - 30 novembre 2010 : 00:37:54  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Quanto sono lunghi, 37 secondi?
Quanto è lunga una lista di nomi troppo giovani e pieni di promesse?
Quanto è lunga la paura di un suono che cresce e che per un attimo temi voglia riprodurre quello di quella notte?

Quanto è calda la voce di un uomo che vive sotto scorta, ma ha trovato uno sguardo di tenerezza anche per i nostri ricordi?

umilmente vostra
Silma

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Silma
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Inserito il - 11 dicembre 2010 : 15:34:47  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Il mercatino di Natale si fa in Piazza Duomo, quest'anno. Aiuto anch'io mia sorella e la sua amica, ma fa un gran freddo nella casetta di legno e non si può usare stufetta, perciò a turno, finché è giorno, usciamo a camminare, per scaldarci con l'esercizio.
Quando tocca a me, mi ricordo che han riaperto una via, che quando sono venuta al centro l'ultima volta, mesi fa, era ancora impercorribile.
Via Garibaldi.
E il "Corso piccolo", quello dal lato della fontana luminosa.
Zona Rossa.
Quartieri interi. Interi. Senza un muro, una finestra, un angolo che non sia impalcato, puntellato, incatenato, incerottato, per farlo stare su. Finestre come orbite vuote senza più infissi né vetri, con croci di legno nel mezzo, talvolta della plastica sopra a tenerle coperte.
Tetti che non ci sono più, o si reggono sbilenchi, o mancano di pezzi come fossero stati presi a morsi.
Cerco le strade che percorrevo ogni giorno. Masochisticamente, cerco i miei posti, con la macchina fotografica in mano, quasi ossessiva. Transenne mi bloccano il passo, ponteggi mi rendono irriconoscibili facciate che chiamavo per nome.
Il silenzio, solo i passi miei e di pochi altri che camminano lenti.
Mi sento un topo da laboratorio impazzito in un labirinto. Un passero che è entrato dalla finestra e non ritrova l'uscita, continua a sbattere contro il vetro.
Qualcuno ha riaperto a piani terra di palazzi tutti ingabbiati nel legno e nei cavi.
Qualcuno ha messo catene col lucchetto ai portoni, disperata difesa di un'intimità che non percorre più quelle scale, se scale ancora vi sono, lì dietro.
Qualcuno ha lasciato un foglio plastificato, a dire che ha riaperto, in un luogo a chilometri da lì.
Qualcuno ha lasciato sul muro diroccato una frase amara, o di gonizzata speranza.
Mi sento male, ogni tanto le ginocchia fanno per cedermi. Il cuore sembra fermo come quei lavori, quelle pietre.
Ogni giorno passavo lì, ogni giorno. Era casa mia.
I miei passi non fanno rumore, tanto sono lenti, sembro un fantasma in una città abbandonata. Poco più in là, nel corso, c'è uno squarcio di sole, c'è gente, militari, vigili del fuoco, ma qui sono io e i miei ricordi violentati. Vorrei ricordarmi Santa Maria a Paganica com'era quando il tetto era al suo posto, la cupola integra, la piazza sgombra di mezzi e materiali da consolidamento, ma mi accorgo che non ci riesco, non riesco a ricostruirlo con la testa, la memoria è inceppata, vedo solo quelle travi, quei tubi, quelle gabbie metalliche e non riesco a prescinderne.
Vorrei ricordarmi il palazzo della palestra di mia sorella senza quelle pareti sfondate, ma non ci riesco.
Vorrei cancellare con l'immaginazione i ponteggi che mi oscurano la vista della mia università, ma per quanto mi sforzi sono sempre lì.
Diventa un'ossessione, raggiungere Palazzo Camponeschi, ma non ci sono varchi, non ci sono strade. Per quanto giri e cerchi e tenti, non ho una via, eppure so che dietro quei palazzi ingabbiati c'è anche lui, posso guardare direttamente nella sua direzione, ma non posso raggiungerlo, non riesco a vederne nemmeno uno spigolo.
Ritorno indietro, perché mi chiamano al telefono. Ma ho gli occhi gonfi, il respiro irregolare. Cammino a testa bassa e vorrei solo poter cadere.
Quando sono di nuovo alla casetta, in un angolo scoppio in pianto. "Non ci ritorna più come prima, mai più, è impossibile".

Perché non riesco a vedere il centro di L'Aquila e conservare la speranza? Perché ogni volta venire qui la uccide, come mi piantassero una spada nel petto?
Vengano a dirmi che è tutto a posto, che è tutto normale. Vengano a dirmi che quest'agonia è ingratitudine.
Non ci tornerà mai più come prima, come puoi rimettere tutte quelle mura assieme? Come puoi riportare la vita dietro quelle finestre, quelle facciate smembrate come quinte di uno spettacolo d'orrore?
Ci sono operai che lavorano, materiali ovunque, ma a me sembra debba tutto rimanere così per sempre. Per sempre. A mai più.
Ho la macchina fotografica piena. Qualcuno mi avrà presa per una turista, se non mi ha guardata in faccia.
Mi sembrava di potermi riappropriare dei miei luoghi, così, dei miei posti. Mi sembrava con un'immagine ferma fosse più facile ricostruire.
Non ci riesco. Non sono più miei. Se li è presi il 6 d'aprile.


umilmente vostra
Silma

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AmonSûl
Sveltamente




Nowhere Land


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Inserito il - 15 dicembre 2010 : 01:08:22  Mostra Profilo  Invia a AmonSûl un messaggio ICQ  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di AmonSûl Invia a AmonSûl un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
non sarà come prima... ma sarà di nuovo...
questo pensiero ti rimarrà dentro finché campi e finché non si avvera...

CollevEnt [:381]
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"Tutto ciò che accade, tu lo scrivi", disse.
"Tutto ciò che io scrivo accade", fu la risposta. [:115]
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Inserito il - 06 aprile 2011 : 13:47:21  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Volevo scrivere qualcosa oggi. Ho cercato un pensiero, un verso, un ricordo che facesse meno male degli altri. Qualcosa per ricordare che è passato un altro anno. Un altro ancora.
Non ho trovato niente, se non il ricordo vivido e gelido di ieri notte. Non sono potuta essere alla fiaccolata, memore di come l'anno scorso la schiena non avesse sopportato le soste frequenti, costringendomi a lasciarla a pochi metri dalla conclusione. Sono stata alla veglia, qui nella tenda che abbiamo per chiesa. Volevo in qualche modo fare qualcosa. Uscire, anche, perché mi sentivo soffocare, in questa casa in cui non ho conosciuto il 6 aprile.
Faceva freddo ieri notte. Eravamo sotto lo zero e tirava un vento selvaggio. Sotto la tenda era un rumore costante, l'ingresso continuava ad aprirsi, sottraendosi ai sassi e alle corde, facendo entrare quel soffio gelido che ti colpiva alla schiena. A girarsi, non si vedevano luci, solo un triangolo di buio. E il rumore, i cavi che cigolavano, la tela che sbatteva come le vele di una nave in mezzo alla tempesta, sovrastando le voci del canto.
Sentivo nelle orecchie di nuovo quel ruggito. Mi si faceva nero davanti agli occhi.
E avevo, poi, nelle orecchie mia madre che piageva e diceva che nonno ha iniziato a morire quella notte, che per nessuno la vita è rimasta la stessa, che non siamo più tornati alla normalità.
Non c'è nulla di normale qui attorno, non so più cosa significhi, vivere in una città normale.
Mi sono svegliata stamattina guardando la mia camera e sentendo che non riuscivo a muovermi. C'era qualcosa che mi paralizzava. Forse nel sonno avevo vibrato dell'antica paura.
Quest'anno affronto questa ricorrenza con maggior dolore. Con maggiori nostalgie. Oggi sono qui, a studiare, a lavorare alla tesi. Ieri notte mi sentivo solo sola, disperata e vuota.
E con la colpa dei sopravvissuti.
Ho ripetuto la frase che dissi in macchina, che dicevamo tutti per calmare i tremiti gli uni degli altri: "Noi siamo tutti qui."
E però rivedo le auto dei vicini fuggiti, sgommando, chi accorrendo a cercare i parenti, chi follemente in fuga e basta, senza una meta.
Il fumo, rosso per i lampioni che lì non si erano, come invece da noi, spenti, che saliva da Collemaggio.
Il buio, il ruggito della terra, il grido che sapevo era il mio ma non sentivo passare nella mia gola. Quel che mi cadeva addosso e credvo fosse il soffitto, lo scatto verso le scale a chiamare i nonni, la porta trovata alla cieca, per puro istinto, istinto e basta perché per molti minuti il pensiero si è spento.
Sento la strada sotto i piedi, di nuovo, il ferro contro cui battevo senza riuscire ad aprirlo, le grida tutto intorno, la mano di mio nonno trovata al buio, trascinato, spinto.
Sento il freddo. Lo sconcerto, la paura appesa a un telefono che squillava e nessuno rispondeva.
Il sole beffardo la mattina dopo. Si mescola tutto. Si mescolano voci, sensazioni tattili, di quel bicchiere di caffé messomi in mano da una vicina, del maglione toltomi e messo sulle spalle di nonna, gli occhiali di mia sorella trovati al buio, tra i frammenti di una vita.
Memorie.
La farfalla bianca che passava tra i rami.
E altre ancora che non voglio scrivere. Altre mille che ho già scritto.
Ed è tutto come quel giorno. Il tempo si è fermato come gli orologi, anche adesso che le campane suonano di nuovo.
--------
Ho riaperto quel che avevo scritto per chiedervi una cosa.
Mi è venuto in mente parlando con un'amica.
Non so cosa voglio farne, ma è una domanda che vi volevo fare.
Tutti, qui, ci ri-raccontiamo dove fossimo quella notte, cosa ci è successo, cosa abbiamo perduto.
Guardando una raccolta di servizi giornalistici, mi sono fermata a pensare.
In quello share vergognosamente sbandierato, c'erano miei amici, miei parenti, in ascolto, sperando di non sentire il mio nome su quelle liste.

Raccontatamela voi, dopo due anni, quella tragedia.
Raccontatemi come ne siete venuti a conoscenza, cosa avete provato, cosa avete pensato. Come l'avete seguito, al di là di me.
Non so perché ve lo sto chiedendo.
Però, per favore, se volete, raccontatemelo.

umilmente vostra
Silma

<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare,
fanciulla elfica ed immortale>>

Modificato da - Silma in data 06 aprile 2011 23:09:58
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Luthien82
Entino




Da chissà dove


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Inserito il - 07 aprile 2011 : 09:24:31  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Luthien82 Invia a Luthien82 un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Io ero a casa e non so perchè quella mattina ho acceso la televisione (cosa che non faccio mai la mattina), ho visto le immagini su Sky tg 24, dopo 2 secondi avevo in mano il cellulare e ti ho scritto il messaggio. In mattinata ho chiamato la Narya per sapere se lei aveva avuto notizie, poi ci hai scritto tu. Lo conservo ancora quel messaggio. "sono viva"

Anche la creatura più piccola muta le sorti del mondo.
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AmonSûl
Sveltamente




Nowhere Land


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Inserito il - 09 aprile 2011 : 02:43:09  Mostra Profilo  Invia a AmonSûl un messaggio ICQ  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di AmonSûl Invia a AmonSûl un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
il racconto della luth mi ha fatto venire in mente anche il mio...

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"Tutto ciò che accade, tu lo scrivi", disse.
"Tutto ciò che io scrivo accade", fu la risposta. [:115]
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Silma
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Abruzzo


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Inserito il - 27 settembre 2011 : 00:06:27  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Non so perché sono qui a scrivere di nuovo.
Un anno, cinque mesi, venti giorni, ventuno ore, al momento in cui inizio a scrivere. Tanto è passato, da quella notte.
Tanto è passat, ed io, ultimamente spesso in viaggio, spesso altrove, mi rendo conto come, sempre, non sia che un attimo. Un nulla, in confronto al respiro che si spezza.
Ancora, camminare per una città "normale" è strano. Mi guardo intorno, mi oriento come posso, mi confondo tra la folla, ma dentro di me sento che stono, che quel posto ha qualcosa che io non conosco più nella vita di ogni giorno: la stabilità.
Ancora, ai convegni, o tra sconosciuti, divento interessante quando scoprono da dove vengo.
Ancora, ogni volta che sono in un luogo i miei occhi saettano a cercare le uscite, i punti di forza o di debolezza visibili nella struttura, i ripari e le vie di fuga. Ormai, mappo qualsiasi posto chiuso come fossi in zona di guerra.
Continuo a raccontare la mia storia, come se questo dovesse un giorno fa smettere la piaga di sanguinare. Continuo a sognarla, come se il mio inconscio ancora cercasse di renderla accettabile.
A volte penso di aver perduta la capacità stessa di sentirmi al sicuro.

umilmente vostra
Silma

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trilly
Laurelin




nell'isola che non c'è !


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Inserito il - 27 settembre 2011 : 14:57:47  Mostra Profilo Invia a trilly un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Chi subisce "eventi catastrofici" ha indubbiamente più difficoltà a ritornare alla normalità, di riuscire ad essere sereno, credo che questo sia un po di tutti Silma.
Mia zia nel trentino dopo aver avuto diverse scosse di terremoto teneva una borsa vicino alla porta con le cose per lei importanti, ogni giorno andava a controllare ci fosse tutto ecc. ecc.... questo l'ha fatto per anni fino a che poi si è tranquillizzata.

Non è facile ma cerca di superare tutto questo, sei giovane e sono certa che con il passare del tempo le cose si metteranno a posto.
Un abbraccione forte forte [:-xx]

Trilly
---------------------

Fedro ha scritto:
"Non sempre le cose sono quello che sembrano. La prima impressione inganna molti. L’intelligenza di pochi, percepisce quello che è stato accuratamente nascosto."
(Hotchner - Criminal Minds)
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Silma
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Inserito il - 05 aprile 2012 : 22:37:50  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Tre anni fa, a quest'ora, ancora non sapevo niente.
Tre anni fa a quest'ora ero nella mia stanza, come adesso, al computer come adesso, chiacchierando con amici come adesso; ma non era questa stanza, né questa casa, né questa parte della città.
Tre anni fa a quest'ora avevo tre anni di meno e molta luce di più negli occhi.
Tre anni fa a quest'ora pensavo di laurearmi e ritentare all'accademia drammatica, non avevo mai sentito parlare del master, non mi ero innamorata.
Tre anni fa a quest'ora non avevo due cicatrici di più sul corpo e ne avevo tante di meno sul cuore.

Tre anni fa a quest'ora, L'Aquila esisteva ancora e anche se avevamo paura (ma non abbastanza), anche se guardavamo alle scosse continue con apprensione (ma non abbastanza), anche se quello sciame ci faceva cercare negli occhi altrui la rassicurazione, non sapevamo che tutto stava per cambiare.
Tre anni fa, a quest'ora, gli orologi nelle piazze continuavano ad avanzare.
Tre anni fa a quest'ora c'erano 309 vite di più in questa città.

Tre anni fa, a quest'ora, non sapevo che non mi sarei mai più sentita al sicuro dentro un letto.

Voi c'eravate. C'eravate prima, e la mattina dopo, voci a ritirarmi fuori dall'inferno.
Voi lo sapete cos'era e cosa non sarà mai più.

Sono passati tre anni, e il vento, qui, non ha smesso di piangere.

umilmente vostra
Silma

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AmonSûl
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Inserito il - 11 aprile 2012 : 20:56:41  Mostra Profilo  Invia a AmonSûl un messaggio ICQ  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di AmonSûl Invia a AmonSûl un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
spero che tu accumuli anche tante cose positive, per nutrire questi anni di ricostruzione... :)

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Silma
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Inserito il - 16 aprile 2012 : 15:49:53  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Quello è più difficile, Amon...nulla che valga davvero è facile da ottenere, almeno per me non lo è mai stato, e perciò ci vuole tempo, e fatica, e a volte vorresti solo chiudere gli occhi e che il tempo facesse qualcosa per te, solo ogni tanto [8)] Ma immancabilmente non accade nulla, e devi riaprire gli occhi e rimboccarti le maniche, perché i disastri sono veloci a venire, i miracoli molto meno.

umilmente vostra
Silma

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AmonSûl
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Inserito il - 19 aprile 2012 : 22:37:18  Mostra Profilo  Invia a AmonSûl un messaggio ICQ  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di AmonSûl Invia a AmonSûl un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Silma ha scritto:

Quello è più difficile, Amon...nulla che valga davvero è facile da ottenere, almeno per me non lo è mai stato, e perciò ci vuole tempo, e fatica, e a volte vorresti solo chiudere gli occhi e che il tempo facesse qualcosa per te, solo ogni tanto [8)] Ma immancabilmente non accade nulla, e devi riaprire gli occhi e rimboccarti le maniche, perché i disastri sono veloci a venire, i miracoli molto meno.

umilmente vostra
Silma

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Quoto tutto...

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Tradotto Da: Vincenzo Daniele & Luciano Boccellino- www.targatona.it | Distribuito Da: Massimo Farieri - www.superdeejay.net | Powered By: Snitz Forums 2000 Version 3.4.03