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Silma
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 22:44:38  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Eccomi, che accolgo il suggerimento della nostra prof. Metto insieme uno dopo l'altro i miei post di questo diario virtuale, ch'è stato la mia ancora, dal momento in cui sono approdata a casa della sorella di papà a Pomigliano d'Arco, e che lo è ancora adesso, di fronte al mare che ritma l'attesa.
Il racconto incessante, iniziato col balrog sul filo d'un telefono miracolosamente attivo, proseguito con altri, poi qui.
Una viva voce dall'inferno...o dal purgatorio...Il paradosso della voce del sopravvissuto, che non sa smettere di raccontare ma sa che non si può davvero capire. Ma...altri possono descrivere, raccontare no. Per quanto sia difficile, siamo solo noi a poterlo fare.
Non correggerò le imprecisioni che poi il tempo mi ha rivelato. Lascio integri i miei sfoghi. Lascio le date. E comincio da quella scossa del 30 di marzo, che ci allertò soltanto a metà...quella che fece si che quella notte orribile si dicesse: "coraggio, è come l'altra, ci farà passare la notte insonne ma nulla di più".
Il grido della farfalla...quello che abbiamo negli occhi, quest'espressione che ho coniata per spiegare perché tra terremotati ci riconosciamo e perché noi continuiamo a raccontare, anche quando siamo esausti della nostra stessa voce.
La farfalla bianca che scivolò in volo tra i rami gemmati di un alberello, sotto quel sole troppo forte, il 6 aprile, dopo il freddo e prima della pioggia. Stava spuntando la primavera, che per noi sarebbe rimasta interrotta.

umilmente vostra
Silma

<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare,
fanciulla elfica ed immortale>>

Modificato da - Silma in Data 10 giugno 2009 22:50:59

Silma
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 22:51:26  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Inserito il - 30 marzo 2009 : 20:44:24
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Oggi è venuta grossa...ma veramente tanto tanto grossa...quattro gradi circa della Richter, cinque della Mercalli. Ho cercato di alzarmi e mi ha respinta sulla sedia, la libreria accanto a me si è staccata dal muro ed è tornata a posto. Si è mosso tutto. Ragazzi, i 7 secondi più lunghi della mia vita. Se ho scampato l'infarto questa volta sono a posto in eterno. Mai fatte le scale così in fretta, quando è finita! Stasera nessuno vuole andare a dormire ed abbiamo lasciato le porte socchiuse, perché se chiudi a chiave quando c'è la scossa non apri più.
Ed i telegiornali gentilissimi a ricordarci che nel 1703, dopo mesi di microscosse (come sta succedendo adesso) ne è venuta una che ha raso al suolo la città. Grazie eh! E poi dicono di non creare panico!

umilmente vostra
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 22:55:16  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Inserito il - 31 marzo 2009 : 11:21:40
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Foto foto!

Ragazzi che nottata...ho dormito a dir molto un'ora, dalle otto circa a passate le nove, un sonno agitato. La sensazione è quella di essere sospesi su un possibile ed imprevedibile disastro. Si cerca di non pensarci per difendersi, ma basta che uno faccia oscillare un po' il tavolo urtandolo e ci guardiamo tutti col panico negli occhi. Oggi scuole ed università chiuse per accertamenti strutturali, universitari accampati nelle case più "sicure" almeno in teoria. L'atmosfera si taglia col coltello. Pure si va avanti cercando di non turbare troppo la routine, perché "tanto non si può prevedere nulla".

umilmente vostra
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 22:57:26  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Inserito il - 01 aprile 2009 : 14:22:33
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Ma non è Marlin quello, il papà?

Diciamo bene, per ora le scosse si sono ridotte a quelle che sopportiamo da mesi, semplice assestamento e sfogo di energia. Stamattina ci hanno fatto scappare perché uno dei palazzi dell'università è inagibile, però gli altri pare stiano bene. Ci sono molte voci che seminno panico, si cerca di non ascoltarle, in fondo davvero non si può prevedere nulla. C'è poca gente per le strade, la tensione si taglia col coltello. Che dobbiamo fare, resistiamo. Quel che fa paura è lo stato di sospensione, perché nessuno può dirci se lo sciame si esaurirà o se arriverà infine il terremoto vero.

A parte questo, sto iniziando a fare i bagagli

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Inserito il - 04 aprile 2009 : 12:41:15
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Coraggio colle, non mollare

Oggi sembra voglia darci un poco di tregua, la terra...ma non diciamolo a voce troppo alta! sssh!

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Inserito il - 05 aprile 2009 : 18:24:26
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Forse all'infinito, si...

Io sto imparando a buttare. Mio malgrado. Dal cuore i ricordi non li estirperai mai e poi mai, ma quando condividi la camera diventa una questione pratica: non ho più spazio vitale in cui mettere scatole e similia. Così, ogni tanto, butto. Come stamattina: ho gettato via tutta una serie di floppy disk con vecchissimi documenti che nemmeno si possono leggere più. Potrei riscriverli a memoria alcuni, gli altri finiscono meritatamente agli atti.
Quel che non riesco a buttare sono i quaderni. Pagine e pagine che forse nessuno leggerà mai. Probabilmente, anzi sicuramente, mai. Ma non so disfarmene. Anche quelli che non apro da un decennio.

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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:06:34  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Inserito il - 07 aprile 2009 : 12:52:01
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Ragazzi stiamo facendo tappa a roma prima di raggiungere la famiglia di mio padre a pomigliano d'arco. siamo vivi, stiamo cercando di stare bene. se trovo un pc anche giù mi faccio sentyire di nuovo.
grazie grazie grazie per la vostra vicinanza, non potete capire quanto mi fate bene. cerchiamo di resistere adesso un paio di giorni per riprenderci poi dovremo risalire, per la perizia se ne parla dopo pasqua, questa settimana siamo in stato d'emergenza. la casa ha retto, anche se certo non ci si può stare dentro. speriamo abbia sfogato il peggio, possiamo solo pregare.
scusate se non scrivo più a lungo ma ho poco tempo. sono viva, tranquilli. grazie ragazzi. speriamo di vederci presto e poter ridere di questa disavventura, anchese a guardare in giro (io ancora non guardo un telegiornale), la voglia di ridere penerà a ritornare. abbracci forti dalla vostra miracolata aquilana.
il padre di elly?

umilmente vostra
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Inserito il - 08 aprile 2009 : 11:16:08
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Ciao ragazzi...sono ancora qui. Per fortuna. Il telegiornale manda a ripetizione immagini, testimonianze, storie l'una più terribile delle altre. Ho detto di smetterla, perché Rita non ce la fa, ha una crisi di pianto dietro l'altra.
Io mi sono messa al pc, per cercare di riprendere le fila dei pensieri. Per cercare di razzionalizzare, per quanto sia possibile, anche se la notizia di una nuova scossa ci ha terrorizzati.
Io non la dimenticherò mai quella notte. Avevamo sentito la prima scossa, simile a tante altre, delle undici e qualcosa (scusate la scarsa precisione, il telegiornale lo è più di me), perciò non eravamo saliti in camera. Eravamo rimasti nel salone, tutti e cinque sul divano, e vicino a noi l'amica di rita che abita nell'appartamentino di sotto, non l'abbiamo fatta andare via grazie a Dio. Avevamo indossato i vestiti sopra il pigiama, io portavo anche la vestaglia perché avevo freddo. Io ad un certo momento mi sentivo soffocare, non ce la facevo a stare tutti assieme: mi sono alzata con una coperta sulle spalle e mi sono sdraiata sul tappeto. Sotto la libreria.
La scossa delle tre e mezza ci ha svegliati di colpo, io non so come non so con quale istinto o meglio per quale miracolo sono scattata in avati e mi sono ritrovata contro il divano, stringendo la mano di non so chi, papà dice che crede fosse lui, e nello stesso istante sentivo qualcosa cadermi sulla gamba e urlavamo, urlavamo tutti e non riuscivo nemmeno a pensare, non riuscivo a fare niente, solo gridare mentre attorno nel buio più totale sentivo cadere tutto e frantumarsi al suolo e non sapevo se fossero i muri o che cosa, non capivamo se stava venendo giù casa oppure no, eravamo solo terrore. Quando la scossa è scemata abbastanza da farci alzare in piedi ho sentito mia madre piangere "oddio i nonni...i nonni", allora sono scattata.Ragazzi vi ricordate quando vi ho detto che io la sera non accendo mai la luce per girare per casa quando ho l'insonnia? è servito, perché sono scattata in piedi mentre loro si muovevano a tentoni e sono corsa alle scale, con le mani avanti, per fortuna ho preso il muro perché le scale che portano giù dai nonni non hanno porta né corrimano, ho gridato insieme a mia madre chiamando i nonni. Appena ho sentito nonna rispondermi ho gridato "uscite fuori fuori fuori!" e sono corsa verso la porta. Quela salone non mi è mai parso così lungo, calpestavo di tutto senza sapere cosa, ma non mi fermavo perché pur oscuramente sapevo che io sola avevo abbastanza orientamento, gli altri li sentivo inciampare ed io gridavo per chiamarli, ho trovato la porta e l'ho spalancata. Papà ha visto quel buio un po' meno buio dell'interno ed ha trascinato tutti alla porta mentre io correvo in strada per rientrare in giardino ed andare alla porta di sotto, per far uscire i nonni. Arrivata alla porta mi sono trovata mamma dietro, abbiamo chiamato gridando e battendo alla porta. Finalmente nonna è riuscita a raggiungerla e aprirla, l'ho trascinata fuori e spinta verso mamma e intanto la terra riprendeva a tremare forte, mi sono lanciata dentro chiamando nonno che al buio non trovava la strada, l'ho afferrato a tentoni per un braccio e trascinato fuori. Erano paralizzati e nonna voleva addirittura rientrare a prendere le scarpe. Gridavo "non adesso via via correte", loro erano in pigiama mi sono tolta la vestaglia e l'ho messa a nonna, mamma si è trovata la coperta ancora addosso e l'ha messa a nonna, ho continuato un po' a tirarli un po' a spingerli per farli arrivare in strada. Era buio, totalmente buio, ma chiamandoci abbiamo scoperto di essere tutti. Tutto il quartiere in strada, a chiamarsi contarsi, gente che urlava ovunque...
Qualcuno è scappato subito in auto. Ci siamo messi in macchina, ma dove andare in quel buio? Ci siamo stretti e siamo rimasti lì finché non è egiunta l'alba.
Con la luce, il quartiere si è animato. Camminavamo su e giù, io e mio padre, poi anche mio fratello. Nessuna casa è crollata lì da noi, nessuno è morto, ferite leggere. Siamo stati fortunati, terribilmente fortunati.
Una volta che abbiamo visto abbastanza luce da poter entrare in casa, io e mio padre ci siamo alzati: servivano coperte, prima di tutto e i telefoni, perché avevamo solo il mio (avevo dormito tenendolo nella tasca dei jeans) e quello di papà, ma entrambi quasi scarichi. E a mia sorella servivano gli occhiali, senza lei vede solo nebbia, stava andando sempre più nel panico. Allora dsiamo entrati: sapevo dove rita li aveva appoggiati.
Quando ho visto la libreria...caduta esattamente dove stavo io, io non so spiegarvi quanto fosse piccolo lo spazio in cui senza sapelo mi sono rannicchiata alzandomi. Uno spigolo del tavolino le ha impedito di bloccarmi la gamba. Mia madre finché non mi ha sentita gridare non sapeva dov'ero,alzandosi aveva sentito contro il piede la libreria dov'ero stata io. Mi sono spaventata, ma ormai avevo iniziato a reagire ed il tempo era poco: tra le macerie ho ritrovato gli occhiali di rita ed il suo telefono, papà afferrava le coperte. siamo corsi fuori mentre faceva un'altra scossa.
Per tutto il giorno siamo andati avanti così: dovevamo recuperare i telefoni, le coperte, del cibo e nonna voleva assolutamente dei vestiti e le scarpe per nonno. E poi a loro, come a papà mamma e rita, servivano le solite medicine. Così ci alternavamo, o meglio si alternavano, io non ho mai lasciato nessuno entrare da solo, non ho contato le volte in cui sono corsa dentro, tra una scossa di assestamento e l'altra, recuperando il recuperabile, quello che serviva, impedendomi di guardare intorno per non bloccarmi.
Intanto fuori, ersavamo tutti solidali. qualcuno con un fornelletto da campeggio ha fatto del caffè, un altro ci ha portato dei biscotti. Iniziavano ad arrivare per radio le notizie del centro crollato, le linee non funzionavano. La nostra vicina di casa, del sud africa, uscita di casa perché ci ha sentito urlare ai nonni, non sapeva nemmeno cosa fosse il terremoto, cosa stava accadendo. è corsa al centro a cercare la nipote: era nel convitto, sotto shock, salva per miracolo sulle scale, unico pezzo rimasto in piedi.
Ci sono scene che mi sono rimaste: la signora che ci ha portato il caffé, con i bicchieri di plastica, ma la zuccheriera di poercellana; mio fratello con i suoi amici, adolescenti che, una volta contatisi e visto che c'erano tutti, si sono messi in cerchio a passarsi il pallone, in silenzio, con una strana lentezza, ma cercando di aggrapparsi a qualcosa e stringendosi tra loro. E i bambini, che non capivano, e correvano ridendo tra loro, beati innocenti.
La seconda notte è stata peggiore. I nonni diventavano insofferenti ed eravamo tutti provati dalle scosse continue. Io non so raccontare che cosa significhi, non poter usare un bagno, non avere gli assorbenti per mamma e rita che ne avevano bisogno. Le notizie frammentarie, non vedevamo nessuno, non essendoci stati i crolli solo una persona ci ha cercato: il parroco, che ha girato casa per casa, cercandoci, vedendo chi avesse bisogno di aiuto. Appena le linee hanno ripreso a funzionare ho sentito voi, ho cominciato a cercare gli amici, a contarci per sapere chi c'era ancora. Erano le tre di notte quando finalmente ho saputo ch'era vivo il presidente dell'aquilasmus, un ragazzo mio amico di università, che mi ha chiamata e rassicurata che tutto il gruppo era sopravvissuto, ma non si trovava ancora una ragazza. I ragazzi erasmus erano invece tutti sani, da Roma un pullman sarebbe venuto a prenderli per portarli alle loro ambasciate e farli reimpatriare.
La sera dopo, abbiamo deciso di partire. Ed abbiamo corso il rischio di qualche sortita più lunga. Abbiamo corso il rischio di salire le scale per prendere dei vestiti.
Rita ha avuto un collasso quando ha visto in che stato era la stanza, l'ho spinta ingiungendole di afferrare quello che poteva e sbrigarsi, non ci potevamo fermare. Ma non ero immune nemmeno io. Entrando in bagno in cerca degli spazzolini. Era tutto sottosopra, il mobiletto caduto, il lavandino pieno di roba. Ho riconosciuto un solo oggetto: la spazzola. L'ho afferrata nemmeno so perché, forse solo per stringere qualcosa che non fosse in pezzi o sparso sul pavimento. Ho preso la borsa con i documenti (siamo riusciti a trovare anche quelli degli altri) e via.
Siamo passati a lasciare i nonni dal fratello di mamma a Roma, noi abbiamo proseguito per Napoli.
Non so se quello che ho raccontato ha un certo ordine, un certo senso. Avevo bisogno di buttare giù qualcosa di quel che avevo negli occhi e nel respiro. Sto aspettando di sapere se sono tutti vivi, i miei amici, i miei colleghi d'università, alcuni non so dove siano, o hanno perso i cellulari o non voglio pensare a cosa sia.
Adesso non so che succede. Dopo quest'altra scossa non so quando torneremo a casa, o che troveremo. Ringraziamo centomila volte iddio di essere vivi, di essere tutti insieme. Non so se dovrò piangere qualcuno quando avrò la lista dei morti. Non sappiamo nulla. Il telegiornale dice e fa vedere, ma il futuro è incerto. chi può scappa, chi non può si stringe nei campi, che hanno iniziato a funzionare alle tre della seconda notte. Non sappiamo cosa fare. Cosa capiterà.
Vi ringrazio anche a nome della mia famiglia per tutto il vostro sostegno. Speriamo di sentirci con notizie migliori. è già tantissimo poterci sentire. dobbiamo già ringraziare di questo.
ciao ragazzi.

umilmente vostra
Silma

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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:14:07  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Inserito il - 08 aprile 2009 : 12:27:42
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Comincio a crederci, colle

La luth mi chiede dei monumenti. Ragazzi mi piange il cuore solo a dirlo. Ancora non avevano tolto i ponteggi alla facciata della Basilica di Collemaggio, il tetto centrale, ricostruito da pochi anni, è venuto giù. Il Duomo ha perso la cupola del transetto. La Chiesa delle Anime Sante, o anime del purgatorio, era stata "restaurata e consolidata" e restituita da un mese circa: metà abside è venuto giù, la cupola, precedentemente incendiata da un fulmine e rifatta da capo, è perduta. Anche il forte spagnolo ha delle lesioni nella parte settecentesca ed ottocrentesca. L'archivio di stato e palazzo della prefettura...mio dio, ci sono stata con l'università due settimana prima del sisma...è venuto già tutto, non so cosa recupereranno, c'erano testi di valore inestimabile e per di più vi avevano appena trasferito gli atti del processo del Vayont, visto che si sta tenendo a L'Aquila. S.Bernardino ha perso il campanile ed è lesionata. Il Torrione diroccato che dava il nome ad un quartiere...è rimasto solo un troncone.
I palazzi che vi feci vedere ricciolina, non so cosa sia rimasto...della mia università, non lo so cosa c'è più...
Sto cercando foto precise...ma coi palazzi crollati, non riconosco più le strade...

umilmente vostra
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Inserito il - 10 giugno 2009 : 23:16:50  Mostra Profilo  Clicca per vedere l'indirizzo MSN di Silma Invia a Silma un Messaggio Privato  Rispondi Quotando
Inserito il - 09 aprile 2009 : 10:06:58
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Spero che i tuoi ragazzi trattengano soprattutto una cosa, narya: basta un soffio, e i ricordi di una vita vanno in pezzi. Ma non succede con le amicizie, con le persone che si ricordano di te. In mezzo a tanta devastazione, in mezzo a tanto dolore e paura e buio, la cosa più bella era vedersi illuminare quel cellulare e sapere che chi mi voleva bene mi stava pensando. Camminare su e giù per la strada, tra vicini che non si sono mai visti in faccia, abbracciarsi, condividere qualche biscotto, un piatto di pasta preparato chissà come, un sorriso. Il calore che viene fuori dalla gente.
Luth, io tremo al pensiero di quando camminerò di nuovo per la mia città, che mai come adesso è la mia città, e vedrò quel che adesso mostrano i telegiornali. Ma bisognerà rimboccarsi le maniche e farcela. Stiamo pregando riescano a tirare fuori il corpo di Celestino V, abbiamo scoperto dalla tv che è rimasto sotto le macerie del transetto: in questo momento più che mai, L'Aquila ha bisogno del suo pietro dal morrone.
Iniziano ad arrivare le prime storie. Ve le racconterò alla prossima turnata. vi voglio bene.


Riprendo a scrivere dopo aver ricevuto delle visite.
Si Colle, mai come quest'anno abbiamo bisogno della nuova vita in Cristo. Quando la terra si fermerà, ci rimboccheremo le maniche e raccoglieremo i cocci della nostra vita, per ricostruire di nuovo. Pregate che si fermi presto, perché ancora tutto trema, non sappiamo cosa vuole ancora accadere.
Arrivano le prime storire, oltre a quelle già raccolte prima di partire: la nipote sud-africana della vicina, salvatasi sulle scale del Convitto (non la casa dello studente), ma ancora sotto shock, muta e spaventata; una mia collega di università, che conosco dal primo giorno, rimasta con la coinquilina per sette ore nelle due stanze ancora in piedi del loro appartamento, prima che i soccorittori, chiamati da un ragazzo che si è accorto di loro, riuscissero a tirarle via da lì; un altro studente che conosco da sempre, Sebastiano, è presidente dell'Aquilasmus, l'associazione che si occupa degli studenti stranieri in entrata ed italiani in uscita: ha perso casa, tutto, ma si è preoccupato, lui e Lorenzo, di cercare tutti gli erasmus, di chiamare ESN Erasmus a Roma per allertare le ambasciate e farli venire a prendere appena aperte le strade e reimpatriare; il nosrto vescovo, salvato da un malore, che l'aveva fatto scendere al piano di sotto della curia, la sua stanza è crollata insieme al Duomo; l'insegnante giovanissima di hip-hop di mia sorella ha perso la mamma, e ancora non lo sa. Si trova anche modo di ridere e mandarsi affettuosamente a quel paese, sentendo frasi come "non ho più niente, ma ho salvato la tesi", oppure "fely, se avevo libri tuoi mi dispiace ma sono rimasti là sotto".
Si scorrono le liste dei morti, sperando di non trovare nomi che conosciamo. Si cerca di convincersi l'un l'altro che il peggio è passato, che le scosse finiranno. Cercando di prepararsi al momento in cui cammineremo per quelle strade
Le nostre strade. Non mi sono mai sentita aquilana in dieci anni che ci vivo, lo sono diventata con il terremoto. è la mia città, ci sono i miei ricordi, conosco ogni sua pietra. è casa mia. E la ritireremo in piedi. Dicono che gli abruzzesi sono un popolo "forte e gentile" : lo è anche chi non lo è di nascita. Ritireremo su tutto, ci riprenderemo le nostre strade, i nostri monumenti. ci vorranno anni, ma è casa nostra. come le rondini che trovano il nido distrutto dall'inverno, e lo ricostruiscono.
Non riesco ancora ad uscire dalla casa qui dei miei parenti, per paura che il contraccolpo di un'auto che passa mi faccia urlare; già qui, scatto se appena cade una pentola od uno sportello sbatte troppo forte. Non ho sempre il controllo dei miei movimenti. Ma l'affetto di tutti voi lentamente mi fa riprendere.
Mi riapproprio di riti che sembrano insignificanti, ma sanno di vita normale: lavarsi i denti, preparare il caffè, apparecchiare la tavola. Scrivere qui e sentirvi. Prego, il pensiero va alla mia Bibbia, la leggevo ogni sera, adesso è sepolta sotto i libri, ma l'anima è salda e restando in silenzio sento sotto le dita quelle pagine che da mesi tenevo sotto il cuscino quando andavo a dormire, sentendomi sicura. Irrazionalmente, ma è così.
C'è un'altra cosa irrazionale, che forse lentamente sparirà: i sensi di colpa. Quelli dei sopravvissuti. Quelli che "cosa ho fatto per essere qui, per non essere morta anch'io? perché io ho i miei cari accanto e c'è chi li piange?". Domande senza risposta: la fortuna, il caso, il fato, l'imperscrutabile volontà di Dio. (sopprimete quel tizio di radio Maria che ha detto ch'è stata una prova divina. qui non voglio fare né sentire polemiche, sterili in questo momento, ma quello deve starsi zitto. zitto. ). Passerà forse, per i sopravvissuti di guerra non è passato mai.
Ricostruiremo. Una pietra alla volta. Quando la terra si fermerà, ci riprenderemo il futuro.
Mi sono accorta che non sto bene, perché non riesco a sognare. La mia mente prima era immaginazione sempre in movimento, semmai dovevo costringermi a concentrami e lasciare in riposo la fantasia. Ora è un giardino pietrificato, dove non riesco a far fiorire un bocciolo. Tutto freddo, tutto muto, non riesco a concepire immagini che non abbiano a che fare col terremoto. Anche i sogni tremano. Mi vengono a trovare, cercano di farmi parlare d'altro...come fai? la vita era lì. E non riesco ad inventare. Penso ai miei racconti, le mie poesie, è tutto rimasto lì, tra pezzi di legno...i miei libri...
Strani pensieri, ininfluenti di fronte alla vita salvata. Ma cerco di figurarmeli per spezzare questo blocco. Cerco di rivedere con la mente quelle pagine, per incrinare quella pietra e far fluire di nuovo linfa. Cerco di sentire di nuovo le arpe degli elfi. Quando ci riuscirò, saprò che sto di nuovo bene...

umilmente vostra
Silma

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Modificato da - Silma in data 09 aprile 2009 12:32:04


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Inserito il - 10 aprile 2009 : 10:30:34
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Non lo so se il tocco magico c'è ancora, luth...oggi è un giorno irreale...
Fra poche ore ci saranno i funerali, nella stessa scuola della Guardia di Finanza in cui stavamo preparando il Galà di Primavera. Non valzer oggi, ma canti di arrivederci, il silenzio, il pianto. I cadetti sono lì, li ho visti, schierati, ordinati come non erano mai con noi ragazze. Vorrei poterli avvisare che sono viva, i tre che mi sono stati alternativamente cavaliere, vorrei poter sapere le altre ragazze come stanno, le signore dell'associazione. Io non so i cognomi, maledico questa pecca, li dimentico sempre, leggo quella lista e non so cosa sto leggendo.
Cominciamo a sapere che pezzi del nostro piccolo mondo non ci sono più. Mio fratello è sconvolto, ha perso il suo ex professore di laboratorio di chimica e dicono anche il professore d'italiano che adorava, ma sulla lista non c'è, non sappiamo se si siano sbagliati, se è in ospedale. Non c'è più la dottoressa della farmacia al centro, l'hanno fatta vedere al tg, era sempre così gentile con nonna quando dimenticava le ricette o le faceva scadere...non c'è più. Io leggo nomi che ho sentito mille volte negli appelli all'università e non lo so, non so se sono omonimie, o se quando tutto riprenderà quei nomi non li sentirò più.
Quella caserma era il luogo in cui si stava intessendo un piccolo sogno. Adesso, saluterà tanti sogni che si sono interrotte, tante ali spezzate strette nell'abbraccio di chi si chiede perché ce l'ha fatta.
Hanno estratto il corpo di S.Celestino integro. L'Aquila ha ancora il suo papa del gran rifiuto, un pezzo fondamentale della sua identità. Stasera non ci sarà la grande e solenne processione del Cristo morto, m va bene così. Va bene così, perché i cisti di oggi sono in quelle bare. E loro ci hanno preceduti sulla strada della Resurrezione.
Ieri le zie hanno voluto farci uscire, portarci a comprare delle maglie. Mi sembrava così assurdo. Non avevo niente a che fare con il centro commerciale. La musica che non riuscivo a cantare, mi sembravano canzoni di mille anni fa. La gente sui cui volti non riuscivo a soffermarmi, persone che di certo ascoltano i tg, magari hanno fatto il loro gesto di solidarietà, ma io ero lì tra loro e non sapevano, io che da quell'orrore sono scappata ed avrei voluto poterlo spiegare.
Mia madre ha insistito a farmi provare qualcosa, che ci dovevo provare. Io che continuavo a dire "ma le mie cose ce l'ho, sono a casa e ci toneremo a prenderle, a me non serve niente". La commessa ci ha sentite parlare. Mi guardava con degli occhi, muta...come chi vuole dire qualcosa ma non sa ce cosa. Ha preso mamma la parte, ha detto che le faceva compilare il modulo della tessera del negozio, così le faceva lo sconto. Mamma nello scrivere l'indirizzo ha avuto un tracollo. Ha scritto "L'Aq" e non riusciva a proseguire. Le è venuto da piangere "Non riesco nemmeno a scriverlo, non c'è più". Rita ha provato a proseguire ma la mano non si muoveva. La ragazza allora ha strappato il foglio, ha detto di lasciar stare, ha passato la sua tessera personale. Sono gesti piccoli forse, ma ti fanno sentire meno soli in un mondo che sta andando avanti.
Odio quando parlano di città fantasma. Non devono osare. L'Aquila la ritireremo su, pietra su pietra, tornerà bella com'era prima. Una città fantasma è abbandonata, L'Aquila non lo è, siamo andati via solo per un poco, torneremo e ricominceremo da dove ci siamo interrotti. Sarà lunga sarà difficile ma io da casa mia non me ne vado. Non devono nemmeno pensarci. Io voglio tornare, voglio andare a casa mia. Dalla mia comunità, con i nostri riti, la nostra vita. Ricominceremo di nuovo, vivremo un'altra volta. Non sarà abbandonata la nostra terra. Non siamo la prima regione terremotata d'Italia, faremo come hanno fatto gli altri.
Fra poco ci saranno i funerali. Non lo so, se tra quelle bare c'è qualcuno che mi camminava accanto, oltre a quelli che so. Ma oggi, tutti sono i cari di tutti. Erano concittadini, ogni viso sembra un viso noto. E lo è, oggi è il lutto di tutti. Noi che in quelle bare non siamo, ricostruiremo anche per loro. Per la loro memoria, per la dignità di tutti.
Come i due piccoli del mio quartiere. I ragazzi si passavano lentamente un pallone, a contarsi, a legarsi...i piccoli correvano, rievano. A L'Aquila torneranno a giocare, a ridere, si tornerà a fiorire. Dobbiamo solo aspettare che la terra si fermi, poi ritroveremo tutto, rimetteremo insieme i pezzi. Alcune cose non si possono aggiustare, ma ci siamo noi, possiamo rifarle o ricordarle almeno. Torneranno gli adolescenti a fare lo struscio sotto i portici, le contadine al mercato del mattino, torneranno i volantini per festeggiare goliardicamente i laureati, torneranno gli studenti. Tornerà tutto. Con chi c'è ancora. Vivremo.

umilmente vostra
Silma

<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare,
fanciulla elfica ed immortale>>

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Modificato da - Silma in data 10 aprile 2009 10:52:48


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Inserito il - 11 aprile 2009 : 12:51:15
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Le notti passano buie, solo brevi lampi che tremano senza raccontare nulla, al posto dei sogni. Nei momenti più impensati cado addormentata, forse cerco di non vedere, forse il mio corpo cerca di recuperare la magia di quando da bambina stai male e mamma ti dice "dormi, domani è passato tutto". Forse sto recuperando le forze per i mesi di lavoro che ci aspettano. Ma via via torna anche la lucidità. E sempre più forte la volontà di ritornare a casa.
E mi aggrappo a questo diario virtuale che consegno a voi, per rimettere in piedi le mura dell'anima.
Ho scoperto che l'insegnante con cui ho sostenuto l'esame di letterature comparate non c'è più. Una donna solare, allegra, disponibile...non tornerà nell'università distrutta. Ci è passata avanti.
Papà vuole tornare a casa domani. Non so se riusciranno a fermarlo stavolta, vuole vedere, vuole sapere. Lo capisco, anch'io non sopporto più questa sospensione con poche risposte e tante domande e la voglia che cresce di essere a casa di nuovo. Gli sono venuti i capelli bianchi non per scherzo, non sopporta più di stare senza far nulla, aspettando notizie. E come me, non sopporta questi vestiti prestati o regalati, quando le nostre cose le abbiamo ancora. Lo so quella dei parenti non è carità, ma vogliamo tornare a casa.
Sicuramente, per martedì salirà. Deve riprendere a lavorare a Roma, deve vedere il padrone di casa. Vorrei andare con lui, cercare i miei amici che sono nelle tende.
Francesco ha fatto vedere le fotografie che aveva scattato il giorno dopo la notte del terremoto. Ce n'è una in cui sorrido. O almeno ci provo. Istantanee dell'alternarsi di sollievo, riflessione, freddo, paura, coraggio. L'alternarsi dei sentimenti di tutti e di ciascuno in quel giorno, sotto un sole sempre più caldo, sotto l'aprirsi di gemme verdi sui rami, la primavera per la natura non si è fermata. Gli uccelli sembravano impazziti.
Non sappiamo quando la primavera tornerà nei nostri cuori. Quando sentiremo di nuovo il profumo dei fiori.
I miei genitori non hanno più le fedi di matrimonio. Il 5 Maggio faranno 25 anni, nozze d'argento, le avevano portate da un orefice a piazza duomo, papà voleva fare un regalo a mamma ed aveva commissionato un lavoro particolare. Fedi con i nomi incisi a mano, l'ultimo lavoro del genere dell'orafo qui a pomigliano. Il palazzo del negozio l'abbiamo visto, è in piedi, ma chissà quando le potranno riavere. V'immaginate cosa significhi esserne privi? Ogni tanto meccanicamente si toccano il segno sul dito e lo sguardo si smarrisce nel pensiero che oltre all'anello, avrebbero potuto essere senza l'uno o l'altra.
Canzoni passano e non riesco a cantarle. Ieri ho guardato la Via Crucis dal Colosseo. "è buio Signore e sono lontano da casa". Non ricordo in che punto si dicesse questa frase, ma mi è rieccheggiata dentro a lungo.
Stanotte c'è la Veglia. Credo di andarci, anche se trovarmi in mezzo alla gente mi fa ancora un brutto effetto. Ma lì, dovrebbe esserci abbastanza tranquillità.
Ci sistemavamo sempre tanto bene per la Messa grande. Questa volta non ho modo né voglia di acconciare i capelli o truccarmi. Andrò come sono e non m'importa se la gente del paese storcerà il naso a come si presenta la nipote di don Ciccio. Sappiano o meno che vengo da L'Aquila, loro avrebbero voglia di addobbarsi? Il vestito della festa quest'anno è questo corpo che il Signore ha preservato. Ce l'ho sull'anima, l'abito per le nozze di cui parla il Vangelo. I segni esteriori del rispetto, non sono per me adesso: li ho dentro. Li ho nella preghiera. Nel rendimento di grazie che mai come quest'anno ho nel cuore. E nella richiesta della forza di cui abbiamo un estremo bisogno.

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Silma

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Modificato da - Silma in data 11 aprile 2009 13:35:19


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Passate una Pasqua serena ragazzi. Possiate sentire tutta la Speranza del Risorto nei vostri cuori.
Ieri ho ricevuto la visita del Mit, Aer ed Alex. Quando sono andati via, mia zia era tutta sui di giri. "we mariafelì, che bei ragazzi!" In effetti, tutti e tre in giacca di pelle facevano la loro figura. Mi han fatta sorridere i nostri moschettieri. Mi ha fatto bene riprendermi un pezzo della vita. Mi dispiace che mi abbiano trovata proprio impresentabile, la prossima volta vedrò di rimediare!
Adesso, stiamo pianificando cosa fare. Intanto, oggi è Pasqua. Oggi, comunque sia, si fa festa. Vediamo la Luce. Domani, è un altro giorno.

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Inserito il - 12 aprile 2009 : 21:47:46
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Tu hai spezzato il Pane che era il tuo Corpo.
Noi abbiamo visto spezzarsi i muri che erano il nostro rifugio.
Tu hai versato il Vino che era il tuo Sangue.
Noi abbiamo visto versarsi i ricordi ch'erano la nostra ancora.
Tu ti sei cinto i fianchi d'un grembiale per essere Servo.
Noi abbiamo cinto di coperte spalle più fragili che tremavano di freddo e di paura.
Tu hai cercato tra gli Ulivi la forza di proseguire.
Noi abbiamo sentito gli alberi gemere mentre la nostra forza vacillava.
Tu sei stato tradito da un Amico e Discepolo.
Noi siamo stati traditi dalla sicurezza di un costruttore.
Tu sei stato flagellato per i peccati del Mondo.
Noi siamo stati fustigati dalla pioggia e dalla grandine nella notte.
Tu ti sei graffiato i piedi sulla strada per il Golgota.
Noi ci siamo graffiati i piedi su vetri, pietra, frammenti delle nostre case.
Tu sei caduto sui ginocchi sotto il peso della Croce.
Noi siamo caduti in ginocchio sotto il peso dell'orrore.
Tu hai steso le braccia ed i piedi a Chiodi crudeli.
Noi abbiamo steso le mani alle macerie e siamo accorsi a cercare chi era perduto.
Tu hai gridato al Padre sentendoti abbandonato.
Noi abbiamo ripreso il tuo grido disperandoci nel buio.
Tu hai contato le tue Ossa esposte ad ogni tormento.
Noi abbiamo contato i sopravvissuti della famiglia travagliata.
Tu hai bevuto Aceto da una spugna beffarda.
Noi abbiamo ingoiato fiele con acri pensieri.
Tu avevi solo tua Madre ed il più giovane di chi chiamasti amici accanto nella morte.
Noi avevamo noti ed ignoti a cercare di salvarci dalla morte.
Tu hai chiamato Dio perdonando ed affidandogliti.
Noi abbiamo guardato in alto rendendo grazie per chi c'era ancora.
Tu hai versato dal fianco Sangue ed Acqua.
Noi abbiamo versato sangue e lacrime dagli occhi.
Tu sei stato avvolto in un Sudario.
Noi vi abbiamo avvolti i nostri cari.
Tu sei stato chiuso in un Sepolcro.
Noi vi abbiamo chiuso chi amavamo.
Tu hai avuto le donne a portarti gli Oli.
Noi abbiamo portato fiori a chi ci ha preceduto.
Tu sei Risorto come avevi promesso.
Noi guardiamo alla Luce anelando alla Resurrezione.
Noi siamo le madri dolorose che piangono sotto le croci degl'innocenti.
Noi siamo le Maddalene dalle chiome sciolte che cercano almeno l'amato volto su cui piangere.
Noi siamo i giovani sbigottiti quando un maestro, un fratello, un padre non risponde più.
Noi siamo le donne che gridano sul Calvario di una popolazione.
Noi siamo gli sgomenti riuniti in un Cenacolo diventato troppo triste.
Noi siamo il Cireneo spaesato che ritorna a casa, quando ha potuto solo accompagnare un Fratello a morire.
Noi siamo la gente che lacrima su una morte che non è stata evitata.
Noi siamo quel gregge smarrito, che all'allontanarsi dei Giuda, dei Pilato, dei Sinedri, guarda la desolazione dove prima cresceva i sogni, guarda il vuoto dove prima era pienezza, guarda la vita e le speranze andare in frantumi.
Alcuni uomini forse ci abbandoneranno, ma Tu non ci abbandonerai.
Noi siamo le genti della Via Crucis d'Abruzzo.
Noi siamo i Figli della Pasqua.

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Inserito il - 14 aprile 2009 : 08:44:02
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Una Pasqua strana, segnata da rimpianti, da ricordi.
Qui, a casa di nonno e della sorella nubile di mio padre, eravamo in quindici (le altre due con famiglia e un suocero, e noi), dove di solito abitano in due. Una gran confusione, il che significa un sacco di cose da fare e questo era bene. Solo preparare la tavola è stato uno show, tra le cugine (sedici e dieci anni) casiniste e gli zii polemici.
Sapori della tradizione, ma quel che ho gustato di più è stato un salame portato da L'Aquila. L'avevamo tolto dal frigo quel giorno famoso e ce lo siamo portato per non sprecarlo. Tra tant prelibatezze, era sapore di casa. Delle mie montagne.
Vi ho parlato altre volte dello zio fascista. Quello che mi gridò addosso a 14 anni, fino a farmi avere un attacco respiratorio. Ieri era scatenato, lui ed il suo santo regime. Ed io sono insofferente ai discorsi politici. Parlava con una supponenza, di quel che vrebbe dovuto essere fatto, di quel che si sarebbe fatto, di questo e di quell'altro. Avevo nella desra due tappi di quelli di metallo, seghettati, sapete, di bottiglie di vetro, qui si usano. Continuavo a rigirarmeli tra le dita, meditando di lanciarli, in rapida successione. Quando voglio, ho una mira elfica. Gli stampavo un bel marchio in mezzo alla fronte. Stile Caino.
Come osava parlare tanto, quando lui si può ancora sentire al sicuro in casa sua, ha tutti i suoi averi integri, sua figlia ha la scuola in cui andare ed il cinema per le uscite, intatta la chiesa e sua moglie ha ancora la scuola in cui lavora. Come osava parlare, non era la sua città ad essere andata in pezzi. Non è lui che ha perduto amici e figure familiari, che vede palazzi cari ridotti in briciole.
Non può permettersi tanta supponenza, lui non lo sa cosa vuol dire. Non ha idea di cosa significhi l'orrore della vita che in piena notte ti cade addosso, l'incertezza del futur, la precareità del presente.
Abbiamo sistemato la casa in modo da sembrare un po' meno sfollati di guerra. Non so quanto ancora rimarremo qui.
Nonostante l'ultima forte scossa, papà e Rita sono andati a L'Aquila oggi. Non han voluto portarmi. Andavano alla protezione civile, poi lui in azienda, lei ad una riunione in accademia. Con la scusa che la mia uni si riunisce domani e poi ci faranno sapere, mi hanno lasciata qui a mangiarmi le mani in ansia per loro. Pure, la più sicura entrando in casa ero io. Rita ha ancora paralisi ed attacchi di pianto, come alla Messa di Pasqua, quando hanno intonato l'alleluja che lei suona nella nostra chiesa.
Prego che vada tutto bene.

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Inserito il - 15 aprile 2009 : 10:33:28
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Ieri, Rita doveva andare ad una riunione della sua accademia. Forse qualcuno di voi ha visto il servizio al TG, si vede anche Rita (occhiali e codino, che abbraccia una ragazza col cappotto nero). Papà l'ha accompagnata ed ha approfittato per fare un sopraluogo in casa. Mi ha portato i libri della tesi.
L'Accademia sembra pronta a ricominciare anche la prossima settimana. Pare che noi del centro storico ci metteranno in una tenda, capannone o similia accanto a quella struttura bunker.
Casa è ancora in piedi, anche se alcune crepe sono proprio brutte, ma papà dice ch'è solo intonaco. Vedremo...
Oggi pomeriggio si terrà il consiglio di facoltà, per conoscere la nostra sorte. Non so bene che cosa sperare. Quale soluzione si possa trovare, per questa metà di semestre che manca, gli esami, la tesi. Nella mia facoltà, due professori sono in ospedale, gli altri, una metà viveva altrove quindi non è stata colpita, l'altra metà è sfollata, le case distrutte, erano nel centro. Dei palazzi della facoltà, sono rimaste solo pietre. Palazzo Camponeschi, con la sua scalinata e gli stucchi splendidi, Palazzo Carli attorno all'ampio cortile, Palazzo Porcinari dove stvano la segreteria ed il dipartimento di storia e filosofia, le aule a Via Roma ed il centro linguistico a Via Assergi...tutto crollato. Tutto. Chissà come, hanno salvato la biblioteca. Ma del resto non c'è più nulla e non risorgerà, non puoi ricostruire palazzi come quelli.
Volete ridere un po' nella tragedia? Sono sopravvissuti i nostri pesci rossi. Il loro acquario di plastica non si è mosso.

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Modificato da - Silma in data 15 aprile 2009 10:58:31


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Inserito il - 15 aprile 2009 : 23:31:56
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Ho detto spesso che prima o dopo me li sarei fatti alla fish and chips, ma dopo che sono sopravvissuti al sisma, non si toccano, mio laconico Colle I problemi di cui prima del tremblement de terre si sono risolti, lì da te? (mica lo so se è scritto giusto...sto constatando strani buchi nella mia memoria; ieri sera volevo dire la parola "depressione" e non riuscivo a trovarla; dovrà passare).

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Inserito il - 18 aprile 2009 : 15:12:27
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Continua la vita da sfollati, anche se un poco più ordinata. Piano piano ci sistemiamo in un modo meno precario. Non è certo la nostra quotidianeità, ma ci accontentiamo.
Troviamo di nuovo la voglia di uscire ad acquistare piccole cose, a cui n principio non avevamo pensato: non capisci quanto sia utile il semplice burrocacao finché non passi più di dieci giorni senza usarlo. Avevo le labbra in fiamme.
Organizziamo l'economia domestica facend i turni noi ragazze e mamma, per non far ricadere tutto su zia, abituata ad un menage più contenuto: cucinare, lavare, rifare i letti, spazzare. Fa uno strano effetto, ancora, il modo in cui ti guardano i negozianti che, conoscendo zia o papà, sanno da dove vengono. Chi ti fa una carezza, chi assume l'espressione imbarazzata del non sapere come reagire, quando esci se ti lanci un'occhiata alle spalle vedi le teste che si avvicinano per commentare.
Sonni tranquilli, potersi lavare regolarmente, cibo caldo, ci ristabiliscono grado a grado. Ieri mi sono scoperta a canticchiare dietro alla radio, per la prma volta dalla notte del sisma.
Francesco sembra essersi ripreso quasi del tutto. Rita ed io lavoriamo sulla tesi. Papà vuole tornare a lavoro, ma non riesce ancora ad avere notizie precise, passa ore infruttuose al telefono; quest'ozio forzato lo consuma.
I miei cugini sono troppo piccoli per capire, come nonno è troppo anziano. Vivono tutto cme una vanza, sono contenti di avere qui Francesco (il più grande è quindicenne come lui, la piccola ha dieci anni). Quando le lancio un'occhiata delle mie, mia cugina si zittisce e si siede vicino alla mamma. Non è mia intenzione spaventarla, ma sono insofferente alle sue lagne. I miei piccoli del catechismo, non so dove si sono dispersi con le famiglie. Avrebber dovuto ricevere la cresima il tre di maggio.
Abbiamo saputo che Gabriella, la giovane rumena che da pochi anni viene ad aiutare a casa con e faccende, sta bene. Ormai è parte della famiglia, mamma l'aiutava a prenotare le visite all'ospedale, papà le ha dato gli agganci per i documenti, facciamo regali alla mamma e ai bambini che ha (la seconda nata in Italia). Una ragazza lavoratrice, onesta, generosa e solare. Comunicativa ed attenta, per nonna soprattutto era una compagnia, quelle due volte a settimana che veniva. Adesso sono in Romania, ma vogliono tornare presto: L'Aquila ormai era anche casa loro. E poi dopo tanta fatica per rimanerci, voi ripartireste?
All'uni fanno consigli, ma ancora nessuna decisione. è difficile organizzare tanti di noi. Dopo il ponte si vedrà. Penso alle giovani russe che avevo conosciuto: sposate ad aquilani, stavano facendo da capo gli studi. Penso agli Erasmus che non sono voluti ripartire ed a quelli degli anni passati che vogliono ritornare ad aiutarci. Alla gente da tutta Italia che si sta adoperando per noi.
Ai mesi che verranno, agli anni, quando l'onda emotiva finirà e ci rimboccheremo le maniche.
Penso alle decisioni per il futuro, che non sono più certe.


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Inserito il - 20 aprile 2009 : 14:40:15
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Dove sta di bello il volontario passaguai?

Oggi nuovo sopralluogo paterno...voleva sapere per telefono quali libri prendermi. Non li ha trovati, sfido...stavo studiando la sera de terremoto, dopo la scossa di avvertimento ero scappata di sotto, senza sistemare. Stavano tutti sula scrivania al momnto del disastro. Cosa gli faccio cercare? Papà per giunta è daltonico. Se voglio recuerare qualcosa devo poterci andare di persona.
Ho scoprto una cosa curiosa. Ricordate la libreria che mi è caduta dietro? Ecco, io avevo si sentito roba cadermi sulla gamba, ma non mi aspettavo di sentirmi dire che la mensola che mi ha colpita i fosse spaccata Visto il peso e l'accellerazione dell'altezza, sarebbe stato più logico l'inverso!
Non tocca ancora a noi per i sopraluoghi: hanno iniziato dal limitare del centro andando verso ovest; noi siamo ad est. Ci vorrà tempo.
La scuola media dove abbiamo studiato noi ragazze e nostro fratello è disastrata; la sua scuola superiore forse si salverà. Non sappiamo ancoa nulla delle nostre.
Non si comprende ancora il futuro della mia facoltà. Si parla di postazioni di e-learning, libri a disposizione in rete...Ma è tutto un forse. Di esami permanentisu appuntamento, in una "tensostruttura" (leggere tendone tipo militari...). Due professori, estratti dalle macerie, sonoin ospedale; quelli aquilani, tutti sfollati; i residenti altrove hanno paura a tornare, al pari dei ragazzi.
Intanto, Rita ed io lavoriamo alle rispettive tesi. Ci pieghiamo sui libri escudendo tutte le incertezze. Non sappiamo se e quando le discuteremo dove, come. Ma lavoriamo. Io non posso avere i libri per la bibliografia, intanto traduco ad un ritmo costante. Vado altrove, cerco di riappropiarmi delle parole. Sovente mi mancano. Spariscono inghiottite dal fastidio di quando in sogno vuoi prendere qualcosa e non riesci ad alzare la mano. Vagando nella wilderness dell'america del 1629 (o giù di lì), cerco le tracce di una strada interrotta. Inciampando sulle citazioni bibliche, perché la mia Bibbia in inglese è rimasta a casa, non riesco ad individuare con esattezza i passi, che in una novella d'età puritana rappresentano il 70% minimo dei dialoghi.
La schiena comincia a risentire delle notti in branda. Sono fortunata a non essere sotto una tenda, idisagi sarebbero maggiori e cominciati ben prima. Non sarà la prima volta che la mancanza del materasso adeguato mi provoca dolori, ormai li conosco. Quando mi sentirò meglio cercherò di fare qualcuno degli esercizi appresi in palestra per rilassare la muscolatura. Bisogna adattarsi. è il meno che poteva capitare.
Un compagno di Francesco ha chiamato oggi, dicendo che casa sua va demolita. Ci rendiamo conto di quanto enormemente siamo fortunati.


Oggi, come per sbaglio, al tg una telecamera ha inquadrato un angolo d'uno dei palazzi della mia università.
Vuoto. Vuoto. Finestre cupe come le cave orbite di un teschio. Una crepa lunga, lunga, nera, cicatrice orrida e spenta su un volto che non rconosci più. Aveva le pareti giallo sole. Ora, ci batte la pioggia. E il silenzio. E questa è la fcciata, finta come quelle delle scenografie americane: dietro è il nulla. Dietro solo macerie. Solo silenzio. Solo assenza. La pienezza dell'assenza. Non torneà nessuno a tirare su quei muri, li abbatteranno del tutto. Nessuna stora s'intreccerà più a quelle balaustre, in quel cortile non ci saranno più risate.
Papà mi ha portato il mio zaino. Mi sento Supermen con la criptonite in mano. Tutto quel che rimane del mio pianeta, e mi uccide.

umilmente vostra
Silma

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Modificato da - Silma in data 20 aprile 2009 21:40:25


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Inserito il - 21 aprile 2009 : 17:37:28
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Anche le cavolate quotidiane sono vita stellina

Oggi han voluto portarmi a Napoli, a vedere il Cristo velato. Ho accettato solo perché da anni volevo vedere quella statua. Eravamo la mia gemella con la compagna, mio fratello ed io. Quartetto a zonzo per la partenope.
Faceva freddo e più camminavamo più mi saliva l'ansia. La compagna di Rita in teoria doveva farci da guida, ma ho capito presto che non si ricordava la strada. Ho iniziato ad innervosirmi. Vicoli stretti, sporchi, affollati, palazzi troppo alti, davvero troppo, me li sentivo incombere addosso equel poco di cielo che si vedeva era troppo grigio per confortare. Casino, grida, traffico...ho perso il conto dei motorini che mi sono passati a filo di gamba.
La cappella dove si trova il Cristo era chiusa. Nonostanteil sito la dicesse aperta tutti i giorni. Sorvoliamo...
Seconda tappa doveva essere piazza plebiscito, dove fanno "la pizza più buona di Napoli", sempre secondo la compagna di Rita.
Sosta in un museo di ui non ricordo nemmeno il nome, unico aspetto piacevole...la città medievale, scavi magnifici, ma non ho apprezzato quanto il solito i resti di antichi vasi: pensavo ai cocci di casa mia.
Poi, è iniziato l'incubo. Scendevamo lungo S.Gregorio e fin lì tutto bene, ma pieva sempre di più, sempre di più. Alla fine, si sono aprte le cataratte del cielo. Percorrevamo il lungofilo, o come si chiama, e mia sorella continuava a dire "è dietro questo palazzo, è dietro questo palazzo". La mia ansia cresceva sempre di più, non sapevo dov'ero, quanto mancasse, perché lei continuava a ripetere quella stupida frase e piazza plebiscito non arrivava mai. Alla fine ho cominciato a dire che quella piazza non esisteva oppure era stata inghiottita da uno stargate. E che caspita.
Pioveva così forte che Susanna è andata in crisi. "Non mi ricordo dove si deve girare, nn vedo niente, non vedo niente". C'era tanta ressa che la pioggia, impattando sugli ombrelli e le spalle della gente che mi precedeva, mi accecavano. Ci siamo rintanati in un mc.donald. Avrei voluto fulminare non so chi.
Quando ha spiovuto, abbiamo raggiunto, dopomolto ma molto camminare ancora, la famosa piazza. Foto di rito, saluto al mare, pizza. Poi, ritorno a casa.
Sono bagnata come un pulcino e stremata. La città del sole...


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Silma

<<la vide fra le sue braccia splendere e brillare,
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Inserito il - 22 aprile 2009 : 14:39:24
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Che bello luth, dev'essere davvero interessante.

No colle, si era dimenticata la strada. Sarebbe bastato dire: in fondo al rettifilo, non so esattamente quanto in fondo. Invece, lei andava in parnoia e mia sorella continuava a ripetere "è dietro questo palazzo". Con l'angoscia ed il senso di soffocamento che mi era salito, non era l'ideale.

Le notizie scarseggiano, i tg cominciano a diluire e tutto diventa di una rpetitività sconfortante: uesto è crollato, quello va buttato giù, di là non sappiamo ancora, è presto, ètroppo tardi.
Casa ancora nulla, l'università nemmeno.
E nella stanza accanto, oggi si organizza il matrimonio della vicina di casa di zia...pare debba accasarsi col principe di galles. Fortuna che c'è la crisi. Poveri noi.

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Inserito il - 23 aprile 2009 : 16:00:36
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Quando si sposò mia madre, al ristorante le fecero le sculture di burro Non erano poi brutte come si potrebbe immaginare.
Questa deve per forza mettere accanto alla bomboniera (palettina d'argento...fin lì, siamo sul classico...) dei centrini orribili, ma veramente orribili con certi nastrini bordeaux che sono anche peggio!
Poi una quantità di soldi buttati...le bomboniere per il palazzo, per il quartiere, per gli auguri in chiesa, per la comare, il compare, i frati-cugini (alias cugini di ogni ordine e grado), zie fino alla diciottesima generazione...aaargh!
Va bhe, chiamole tradizioni e avere soldi da spendere

Gli sfollati sono tutti più o meno affetti da patologie varie...che dobbiamo fare...si pazienta, come in tutto il resto. Ringraziamo di non stare sotto una tenda.

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Inserito il - 25 aprile 2009 : 15:08:40
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Saluti dalla sfollata partenope...
Sembra proprio che la mia università non abbia intenzione di riavviare le lezioni fino a settembre. Alias, la laurea della sottoscritta probabilmente andrà a farsi benedire. Rita invece dovrebb riuscirci a fine giugno, se riesce a capire cosa sostituirà, nella sua tesi, i resoconti di laboratorio, rimasti nel cantiere inagibile.

Comincio a credere che dovremmo tornare. Lì la terra continua a tremare...come faremo a riaituarci, dopo tanto tempo al sicuro? Non possiamo restare mesi qui!
Domani ci fanno il collaudo e questa volta andrò anch'io. Devo essere sincera, più dei testi universitari, desidero recuperare i miei scritti; mi sento alla deriva, con il futuro in bilico sull'abisso ed il passato suqassato, in un presente precario: voglio recuperare i frammenti della mia anima. Sarà stupido, ma dovunque staremo in questi mesi, vorrei averli con me. E voglio ritrovare la Bibbia che per tutto questo tempo di sciami sismici ho tenuta sotto il cuscino. Ci penso dalla notte del disastro.


P.S.
Viva la Liberazione! Viva l'Italia!

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Modificato da - Silma in data 25 aprile 2009 15:17:46


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Inserito il - 27 aprile 2009 : 15:16:40
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Sfollati news: ieri primo sopralluogo in casa.
Appuntamento alle 9 e mezza, il che ha significato partire alle 5 e mezza del mattino (e svegliarsi di conseguenza), caricando in macchina anche Susanna e padre (visto che abitava pur sempre sotto di noi). Siamo arrivati al punto di raccolta in perfetto orario, poi siamo andati sotto casa ad attendere la squadra.
Avevano diviso la strada in tre parti, affidate a tre squadre diverse, accorpate a tre diverse altre vie. Risultato: il collaudo è iniziato alle sei meno un quarto della sera.
Nell'attesa, siamo entrati a recuperare un po' di cose, visto che la prossima settimana ci sposteremo da qui e non si sa ancora bene dove andremo. Con in corpo maggiore calma e senza l'assillo delle scosse ogni due minuti e mezzo, tutto semrava meno peggio di come parve all'inizio. Molte cose non sono rotte e molte altre aggiustabili. I pesciolini higlander sono ancora vivi e vispi :-P e malgrado molti ricordi andati perduti, nel complesso qualcosa si recupererà.
Camminavo fra i cocci ed i libri sparsi sui pavimenti sentendomi la vita violata, eppure tutto mi rispondva al cuore. Ogni tanto mi chinavo ad infilare in tasca un oggetto che svettava sugli altri, per stupido che fosse, ma parlante il linguaggio del quotidiano interrotto: un elastico per i capelli, una limetta pr le unghie, una penna, il libro su cui stavo studiando quella sera. Anche cose tutto sommato inutili, come un lucidalabbra mai usato, uscito da qualche giornalino quando eravamo ragazzine e tenuto sulla mensola per bellezza, ma che mi sono trovato fra le dita metre prendevo dei cerotti perché mi ero ferita con il vetro. Mi sono infilata sotto la scrivania, sopra i resti dei miei scaffali, per recuperare un libro per l'esame. Quelli di Tolkien non si sono mossi dalla loro mensola, ma non potevo portarli via. Ho afferrato uno zino e senza pensarci l'ho riempito con i miei blocchi e quaderni, quelli in ui conservo le poesie, i racconti, tutto. Mi sembrava di riprendermi dei pezzi di cuore ch avevo perduti durante la scossa, ora quello zaino è ben chiuso e seminascosto sotto una scrivania: il mio piccolo scrigno di parole, magari non serve come una camicetta od un paio d scarpe, ma averlo on me mi fa sentire meglio. Il primo libro a finire nello zaino è stata la Bibbia, ieri sera per la pria volta dalla notte del disastro ho potuto onorare un voto fatto quando mia sorella ebbe la crisi più forte; sarà sciocco, ma mi ha fatto sentire bene. Mi sono ferita frugando fra vetri e frammenti d'ogni genere in cucina, ma ho recuperato la fedina d'argento di mamma, almeno quella! Poi ho cominciato il via vai negli armadi: nonno, nonna, mamma...non ho preso tutte cose che andavano bene, ma ci ho provato.
Anch dopo aver preso tutto, continuavo ad entrare, a girare per le stanze. Raccoglievo foto, raddrizzavo quadri. Pap si è messo a spazzare la terra dei vasi che sono andati in pezzi, Rita ha cambito l'acqua ai pesci. Aver avuto acqua calda, avrei lavato i piatti. Ilvicino tosava l'erba del prato, nella casa accanto lavavano i vetri. Folli, forse, ma: le case erano in piedi era un istinto, renderle più presentabili, più normali. Che altro avevamo da fare?
Era casa e non avevamo paura, non più. Ogni oggetto era coe un pezzo di te che ricominciava a funzionare, un respiro in più donato al cuore.
Susanna era di umore diverso: si lamentava della pioggia, del ritardo nell'arrivo della squadra, "un quartiere dimenticato, come quella notte, due giorni non abbiamo visto nessuno". Non ho retto e le ho sibilato: "Ti serviva? No. Ce la potevamo cavare da soli, niente crolli, nessuno si era fatto male. Ringrazia il cielo e piantala di frignare". Non sopporto le sue lagne, in mezzo a tutto quello che è successo siamo stati più che fortunati.
Alla fine, tra una risata tra vicini che non si erao mai visti in faccia, è giunta la squadra. Papà ed il padrone di casa sono entrati con loro, io e Rita siamo rimase a chiacchierare con il volontario siciliano rimasto fuori a fare il palo. Un cara persona: era il compleanno del figlio ed era stato il ragazzino stesso a spronarlo a partire. Ci ha raccontato un po' di cose. Stavano, tutti e tre loro, digiuni dalla attina, per portare a termine il lavoro! Gli abbiamo offerto quel che avevamo, si era creato un clima di famiglia.
La casa a bisogno di lavori, per fortuna non alla struttura, ma a livelo di tamponature e tramezzi, qualche iniezione dicemento da fare, robe del genere. Ci vorrano due o tre mes, on sappiamo quando inizieranno. Ancra una volta, siamo stati più che frtunati. Sabato ci spostermo, non so ancora dove. Forse sulla costa.
Rita ha ripreso i corsi in accademia, ospite di una compgna; Francesco la prossima settimana ricomincia al conservatorio di Teramo; papà ha ripreso a lavorare. Piano piano, ciascuno torna alla sua routine...forse Rita riuscià persino a laurearsi a fingiugno.
Miracolat, sempre, io non smetterò mai di dirlo. Siamo stati fortunati in moltissime cose.
Il centro è blindato, non ci sono potuta andare. Mi assilla il pensiero dell'uni, dellestrade che percorrevo ogni giorno...mi hann raccontato che non c'è più che macerie, a è come quando ti raccontano che un amico è morto: se non lo vedi, se non posi le mani sulla bara, continua a perseguitarti il pensiero e non metabolizzi come non potendo crederci davvero. Stanotte, ho avuto un sogno strano: qualcuno urlava chiamandomi, ma era buio e non sapevo dov'ero. Pure, quella notte nessuno mi ha chiamata...ricordo mamma chiamare i nonni, poi papà, ricordo rita cercare francesco e susanna, papà cercare mamma la notte dopo...ci pensavo oggi, non ricordo, né quella notte né e oe seguenti, udire pronunciare ilmio nome: ero sempre ovunque, in movimento, mi vedevano, suppongo.
C'è stata una scosadi 3.3 mentre eravamo lì. Ho guardao in terra, commentato: a-ah, e fine. I due periti sono scapati fuori dicasa pallidi come cenci poi però sono rientrati. Io non mi sono spaventata, in realtà, ma a mano a mano che passvano i secondi, mi accorgevo di guardarmi nervosamente intorno, gesticolae più del solito...nel profondo, mi domandavo se ne sarbbe segita una più forte. Credo fosse normale...

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BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTA BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA
NON CE LA FACCIO PIù MIO DIO NON è POSSIBILE! ESISTE PER TUTTI UN PUNTO DI ROTTURA BHE L'HO RAGGIUNTO BASTAAAAAAAAAAAA NON PUò ESSERE CHE NON VOGLIA FINIRE MAI! LA MIA CITTà è DISTRUTTA NON ESISTE PIù PIETRA SU PIETRA UN PALAZZO SOLO DI QUELLI IN CUI ENTRAVO OGNI STRAMALEDETTO GIORNO, I MIEI AMICI SONO DISPERSI O MORTI O FUGGITI PIENI DI PAURA E NON TORNERANNO PIù STIAMO PER PARTIRE NEMMENO SAPENDO DOVE FINIREMO SBATTUTI AD ASPETTARE DEI LAVORI CHE CHISSà QUANDO INIZIERANNO, I PROGETTI PER IL FUTURO SONO ANDATI TUTTI A PUTTANE, SI A PUTTANE ME NE FREGO DEGLI EUFEMISMI NON NE POSSO PIù VAFFANCULO A QUESTI GIORNI MALEDETTI! NON BASTAVA TUTTO QUESTO NO NON BASTAVA NON SAPERE DOVE SARò DOMANI NON BASTAVA QUESTO SCIAME SISMICO STRAMALEDETTO CHE NON VUOLE FINIRE E QUEL DEFICIENTE COGLIONE DI GIULIANI CHE CONTINUA A PREVENIRE SCOSSE E PERCHé NON LO FANNO STARE ZITTO PERCHé NON LO AMMAZZANO! ADESSO NO, ANCHE LA CILIEGINA SULLA TORTA, IDIOTA CHE SONO AD AFFEZIONARMI TROPPO A UN RAGAZZO CHE ADESSO MI DICE ADDIO, CHE PARTE CHE CHISSà QUANDO TORNERà, ED IO PERFETTA IDIOTA CHE COME UNA RAGZZINA MI ERO AFFEZIONATA L'AVEVO PRESO COME UN PUNTO DI RIFERIMENTO UNA SICUREZZA...NO INNAMORATA NO MA ODDIO E SE ANCHE FOSSE, CHISSà FORSE ERA QUELLO, NON LO SAPRò MAI PERCHè SE NE VA PER SEMPRE! BASTAAAAAAAAAAAAA COS'ALTRO DEVE CROLLARE IN QUESTO SCHIFO DI MONDO? BASTA SONO STANCA DI DIRE CHE SONO FORTUNATA SONO STANCA DI PENSARE AL LATO BELLO DELLA VITA COME QUELL'IDIOTA DI POLLYANNA ADESSO VOGLIO GRIDARE IN QUESTA CAZZO DI NOTTE CHE HO PAURA, CHE MI SENTO SOLA COMPLETAMENTE SOLA CHE NON SONO PER NIENTE FORTE COME VOGLIO CONTINUARE A ESSERE CHE SONO STANCA DI PERDERE PEZZI DEL MIO MONDO BASTAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA COS'ALTRO DEVE CROLLARE!
Basta. Basta. Non ne posso più. Dio perché viene sempre tutto insieme? Non puoi farci affrontare una cosa alla volta? Una tempesta emotiva sola non bastava?
Credevo di starla superando bene. Credevo di poter guardare avanti. E adesso eccomi a gridare sullo schermo di un pc. Ed a chiedervi di perdonarmi se non cancello questo post ma lo lascio qui, perché in fondo non sono migliore di nessuno. Non ho nulla più degli altri per essere sopravvissuta. E non sono più forte di Susanna che si lagna della squadra che non arriva. Perché ecco, un bicchier d'acqua, e crollo. La classica goccia. Forse meno. Ma basta. basta a non poterne più. Basta a chiedere piangendo un po' di pace. Qualcuno che non se ne vada, qualcosa che stia in piedi. Forse solo quel Libro che tengo sotto il cuscino, forse è davvero così. Ma mio Dio, perché vogliamo bene allora? A che serve il cuore, solo per soffrie?
Perché sono sempre quella che rimane mentre gli altri passano...quella che rimane e guarda la nave andare via e portarsi un pezzo di ricordi. Dove andranno, tutti...vanno sempre via. Posti, persone. E io sono qui a raccogliere i cocci e dire che domani ci sarà di nuovo il sole. Gente nuova. Ma andranno via anche loro.
Forse dovrei partire ancora e cercare l'impossibile in mezzo a un uragano o dopo un arcobaleno. Fa lo stesso. Ma partire io stavolta. Sono stanca di vedere schiene allontanarsi. Stanca. Stanca. trema tutto e non ho dove poggiare il capo e riposare. Solo chiudermi in me stessa e pregare. pregare. una voce nella solitudine. si, c'è Lui. Ma è troppo, chiedere in questo Mondo, quaggiù, qualcosa, qualcuno, che non vada via? è troppo chiedere di non camminare in mezzo alla distruzione, a fare da sostegno agli altri, perdendo tutti coloro che facevano sostegno a te? Perché si perde tutto insieme...



umilmente vostra
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Inserito il - 30 aprile 2009 : 11:39:09
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Come sarà andata...

Oggi sto meglio. Credo. Mi sono sfogata. Continua a piovere, ma in questo istante c'è un filo di sole. Qualch uccello canterino. Mi sembra ce ne siano così pochi, in questa cittadina industriale di canarini in gabbiette appese ai muri e cinciarelle sui tetti. Di questa stagione, l'alba arrivava presto, mi svegliava il bosco intero con i suoi stornelli...passerrotti in amore volavano sfrecciando davanti alla finestra. Qui non si vede nemmeno una gazza, né una ghiandaia, ce ne sono tante a casa mia...
Oggi però sono più calma. Forse più rassegnata, chi lo sa. Domenica partiamo, andiamo a Roseto degli Abruzzi, sulla costa. Una volta ci passavamo le estati. Almeno, conosciamo già il posto.
Non vi rimarrò a lungo. Ringrazio Luth dell'offerta, ma alla fine della prossima settimana partirò. Vado in trentino, dall'amica che già conoscete. Mi chiama da quando c'è stato il terremoto ed alla fine ho convinto i miei.
Non so quanto sarò a portata di pc a partire da sabato prossimo, a Roseto non avrò connessione ed a casa di Elisa è alquanto precaria, ma non sparirò, state tranquilli. Vi voglio bene.
Non so cosa capiterà. Il futuro al momento è incerto e non riesco a focalizzarmi sull'università. Non ho più fretta di finire. Per andar dove, fare cosa? Non lo so più. Ho i progetti incrinati, non mi riconosco. C'è un tarlo che mi rode e mi mina le certezze.
Suppongo dovesse ac cadere, prima o dopo. Mi ero illusa di non avere cedimenti. Ogni notte sento quelle grida...
Dovrà passare. Voglio che passi. Mi rimetterò in piedi, vedrete. Devo solo ricucire un po' di strappi, ma alla fine sarò di nuovo in piedi, meglio di prima. Non può durare ancora a lungo questa stanchezza che sa di resa. Non mi posso arrendere, è il momento più sbagliato per essere debole. Non me l potevo permettere in casi normali, figuriamoci adesso.
Vi voglio bene. Non sparisco, sapete. A presto!

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Tradotto Da: Vincenzo Daniele & Luciano Boccellino- www.targatona.it | Distribuito Da: Massimo Farieri - www.superdeejay.net | Powered By: Snitz Forums 2000 Version 3.4.03